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Giuseppe Verdi filantropo, in testamento lasciò averi a poveri ed ospedali

di Agnese Malatesta
19 Maggio 2020
in Buenvivir, Primo Piano
Tempo di Lettura: 3 mins read
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(di Agnese Malatesta) – Non solo opere liriche dalla grandezza artistica immortale ma anche nobile esempio di filantropia. La vita di Giuseppe Verdi rivela risvolti insospettabili di forte attualità: pochi mesi prima della sua morte, firmava un testamento in cui lasciava i suoi generosi averi ad ospedali ed enti benefici.

Nel maggio del 1900, all’età di quasi 87 anni (sarebbe poi morto nel gennaio 1901), il Maestro di Busseto mise per iscritto una lunghissima lista di disposizioni in favore dei beneficiari più disparati. 

testamento di Giuseppe Verdi, dalla mostra “Io qui sottoscritto. Testamenti grandi italiani” (realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato)

Verdi lascia “agli asili centrali della città di Genova la somma di lire ventimila. La somma di lire diecimila rispettivamente allo Stabilimento dei rachitici, allo Stabilimento dei sordo muti e all’Istituto dei ciechi di Genova”.

Finanzia l’ospedale di Villanova sull’Arda e l’Istituto degli asili infantili di Busseto, dona al Comune di Villanova sull’Arda lo stabile dell’ospedale (“da me costrutto”), dispone poi all’Opera pia Casa di riposo dei musicisti “di distribuire in perpetuo l’elemosina di lire trenta per ciascuno a cinquanta poveri del mio villaggio nativo Le Roncole il giorno 10 novembre di ogni anno”.

Da vero filantropo – fa sapere in occasione della ricorrenza del lascito il Comitato Testamento Solidale –  Verdi punta al futuro sostenendo il talento delle nuove generazioni: stabilisce infatti “di assegnare una pensione di lire settanta mensili per quattro anni per ciascuno a due giovani appartenenti l’uno al Comune di Busseto, l’altro al Comune di Villanova Sull’Arda, i quali si diano allo studio teorico-pratico dell’agricoltura ed affettivamente vadino in una scuola od Istituto speciale per compiere i corsi”.

Il Maestro non dimentica i familiari e i numerosi domestici.  “Lascio a Guerino Balestrieri che è al mio servizio da molti anni la somma di lire diecimila. Lascio ai domestici che saranno da dieci anni al mio servizio la somma di lire quattromila per ciascuno. Agli altri domestici mille lire per ciascuno”.

Con questo testamento – siglato a Milano il 14 maggio 1900 –

Verdi è, oggi, un inconsapevole testimonial di lasciti che diventano un  messaggio di vita per tante persone, anche dopo la morte.

Un approccio e una lungimiranza che sono tratto comune di molti filantropi odierni: un gesto di potente affermazione della vita, perché dona futuro e speranza.

Secondo uno studio GfK Italia commissionato dal Comitato Testamento Solidale (Cts), nel nostro paese sono circa 1.300.000 gli over 50 che hanno già fatto, o sono orientati a fare, un lascito solidale;

mezzo milione in più rispetto al 2016.

Per sostenere queste benefiche azioni, in particolare progetti ed iniziative realizzate da associazione non profit, il Cts ha lanciato la Campagna ‘Cosa vuoi fare da grande?’ (www.testamentosolidale.org).

***

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Agnese Malatesta

Agnese Malatesta

Giornalista professionista. Per trent’anni cronista all'Ansa, mi piace raccontare fatti e persone ‘comuni’. Scrivo su B-hop perché quelle storie, forse semplici ma non scontate, e comunque vitali e positive, di solito non fanno la storia del momento ma arricchiscono le vite di tutti. Mi piace pensare che questo sia un modo per contribuire al vivere civile. Sempre attratta dai temi sociali – laureata, più o meno consapevolmente, in Sociologia – guardo con passione alle novità in questo ambito. Ho una predilezione per i fiori, le rose in particolare, e per le scrittrici donne.

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