Il 18 giugno, sul Lago d’Iseo, il famosissimo artista bulgaro Christo potrà finalmente realizzare una delle sue più grandi utopie artistiche: i “Floating Piers“. L’artista, nel corso di alcuni decenni, aveva già provato a farsi autorizzare l’opera, prima in Argentina, sul Rio de la Plata e successivamente in Giappone, ma senza successo. Ora finalmente, grazie ai comuni del Lago d’Iseo, la passerella galleggiante, lunga oltre 4 chilometri, permetterà ai visitatori di “camminare sull’acqua”.
Ma questa emozione, come tutte le sue opere, avrà una breve durata e quindi la passeggiata sulla passerella larga 16 metri e ricoperta con oltre 70.000 mq di tessuto giallo, sarà concessa esclusivamente fino al 3 luglio. I visitatori lo potranno fare senza dover pagare nulla perchè l’accesso, per volere dell’artista, sarà libero e, conseguentemente, non prenotabile (qui le indicazioni per raggiungere la passerella).
Si raccomanda però di dare un’occhiata alle previsioni meteorologiche perchè in caso di condizioni avverse “Floating Piers” potrebbe essere temporaneamente chiusa. Altro suggerimento è quello di fare la passeggiata utilizzando scarpe comode (sconsigliatissimi i tacchi 12 cm) o preferibilmente, per meglio cogliere la sensazione del “camminare sull’acqua”, a piedi nudi.
Proprio grazie a quest’opera la famosa guida Lonely Planet ha inserito l’Italia al sesto posto nella classifica per le mete da viaggio 2016. Ma chi provviderà a coprire l’ingente spesa per realizzarla? Anche in questa occasione, come per tutte le precedenti, sarà l’artista stesso a finanziare l’onerosa realizzazione, per poi cercare di recuperare il costo attraverso la vendita dei progetti, dei bozzetti o di modellini.
Sono trascorsi ormai diversi decenni da quando Vladimir Yavachev Christo e la sua compagna Jeanne Claude Denat de Giullebon, scomparsa nel 2009 a causa di un aneurisma cerebrale, cominciarono a stupire il mondo con le loro visionarie installazioni.
I due, nati nello stesso giorno il 13 giugno del 1935, predestinati quindi ad incontrarsi e a divenire una perfetta fusione di capacità creative (Vladimir) e organizzative (Jeanne Claude), hanno da sempre creato le loro meraviglie intervenendo in modo temporaneo sul paesaggio per modificarlo, trasformarlo, esaltarlo oppure per nascondere ciò che l’uomo ha costruito.
L’intervento, nel pieno rispetto dell’ambiente, trasforma il paesaggio in qualcosa di “altro”, immaginabile prima, indimenticabile dopo. Mentre l’impacchettamento ha un valore maggiormente estetico, di misteriosa e sorprendente dimensione percettiva derivante dalla nuova forma ottenuta attraverso l’occultamento. Artefici della “Land Art” i loro interventi hanno avuto quindi quasi sempre l’intento di imballare monumenti o stendere lunghi teli in luoghi naturali. A tal proposito vogliamo ricordare l’imballaggio del Pont Neuf, avvenuto nel settembre del 1985 a Parigi, o quello del Reichstag a Berlino, impacchettato nel 1995 con un tessuto argentato.
Forse “Running Fence”, una recinzione continua tesa per 40 chilometri a nord di San Francisco utilizzata per ospitare una serie di ampi teloni di nylon bianco, rimane tra le opere più simboliche della loro arte. Sia per la contrapposizione tra la verticalità della recinzione e l’orizzontalità del paesaggio, sia perchè il serpentone bianco, con il soffiare del vento, sembrava prendere vita.
Tra i progetti futuri: “Over the river”, la copertura di un torrente nell’Arkansas e “Mastaba” un parallelepipedo composto da oltre 450.000 barili di petrolio vuoti nel deserto degli Emirati Arabi.