Il 1° Maggio, Festa del Lavoro, si è aperta a Milano l’Esposizione universale dedicata all’alimentazione e non solo. L’importanza dell’evento e dei temi trattati deve essere un’occasione di riflessione che non si fermi alle vetrine patinate, ai lanci di agenzia o alle pubblicità di cui saremo costantemente inondati in questi mesi. Uno spunto di riflessione ce lo fornisce SOS Rosarno, una rete di produttori locali che da molti anni agisce nella tutela dei prodotti della terra calabrese e dei diritti di lavoratori e migranti.
Invece di partecipare a sit-it o manifestazioni di protesta, per raccontare la loro esperienza e divulgare le ragioni del dissenso rispetto all’Expo, hanno organizzato ed animato l’evento “Esposizione universale di umanità festante”, in concomitanza con l’inaugurazione di Milano.
Rosarno è purtroppo nota alle cronache per i gravi scontri razziali di 5 anni fa e per ospitare ogni anno centinaia di migranti sfruttati nella raccolta stagionale. Vive quindi ogni giorno i conflitti generati dalla profonda crisi economica, quelli relativi all’accoglienza e all’integrazione di chi cerca speranza e lavoro, della connessione tra criminalità e sfruttamento.
Arturo Lavorato, della Rete SOS Rosarno, spiega in una bella intervista radiofonica rilasciata alla rete AMISnet le ragioni dell’iniziativa, all’interno di una trasmissione intitolata “Feeding the Planet?”, titolo mutuato dallo slogan Expo, ma con quel punto interrogativo finale come filo conduttore dello spirito critico e di conoscenza che ognuno di noi dovrebbe applicare sull’argomento.
“Vogliono farci credere che il pianeta si nutrirà aumentando la produzione agro-industriale – dice Lavorato – attraverso le attuali politiche agricole gestite dalle multinazionali, di sfruttamento intensivo e monocultura, di speculazione. In realtà il sistema potrà migliorare solo se si sosterrà un’altra agricoltura, mirata alla sovranità alimentare. Anche soggetti che dovrebbero tutelare i produttori come la Coldiretti hanno fatto appello alla Coca Cola affinché portasse le arance di Rosarno nei padiglioni di Expo, confondendo il male con la cura, perché la Coca Cola è la stessa che ha condannato il nostro territorio alla fame, alla devastazione e alle speculazioni”.
“Qui l’industria ha trovato terreno fertile, in tutti i sensi, arrivando a pagare anche 5 centesimi al chilo le nostre produzioni – precisa -. Ma se analizziamo anche la filiera del biologico, quella considerata più sostenibile, a fronte di un’analisi dei costi dove un equo compenso alla sola raccolta è stimato in 13 centesimi, abbiamo un prezzo di vendita di 19 centesimi. Possiamo comprendere quanto sia inadeguato un margine di soli 6 centesimi per il produttore”.
Rosarno è diventata, suo malgrado, il manifesto vivente di problemi scottanti ed attuali. Leggerli attraverso le molteplici voci, pro e contro, che si alterneranno sul grande tema del cibo, della sostenibilità, del concetto di economia proposto da Expo 2015 è un’occasione per comprendere le connessioni tra temi all’apparenza distanti. Perché Acqua, Cibo, Lavoro e Dignità sono beni comuni universali, ogni essere vivente deve poterne avere a disposizione, piuttosto che in esposizione.