Siamo arrivati a un punto di non-ritorno. Per conoscere le proprie risorse e capacità di autogestirsi, i figli devono lasciare la casa dei genitori per fare il loro percorso di vita. Questa è una metafora per indicare ciò che siamo chiamati a fare oggi nel nostro Paese.
Se la nazione fosse la nostra “casa” e i governanti una rappresentazione dei genitori, sarebbe arrivato il momento di emanciparci, di misurarci con la nostra capacità creativa e con le nostre risorse innate e acquisite.
Abbiamo vissuto troppo a lungo nelle sicurezze garantite dai “genitori” e, con la nostra ubbidienza di convenienza, con il nostro attaccamento al “comfort”, abbiamo soffocato la nostra vera natura e capacità di trovare e offrire soluzioni.
Le regole, norme e leggi imposte, per quanto insufficienti a tutelarci, sono parte di un bagaglio acquisito che dovrebbero permettere di muoverci, ma senza soffocare il nostro ingegno e coraggio nell’affrontare le sfide del tempo e nel dare un contributo all’insieme.
Questo è un tempo di grandi sfide su tutti i livelli e dobbiamo sapere come rispondere. Ormai non sono più i genitori a doverci indicare la strada, ma noi stessi a intraprenderne una per vivere e non più per sopravvivere.
Quindi emanciparsi significa diventare responsabili della propria vita, ma soprattutto come scegliamo di rispondere alla Vita e ai suoi eventi.
Non possiamo continuare a sentirci vittime, delegando ai “genitori” la responsabilità delle soluzioni. La complessità ci insegna che tutte le cose e gli esseri viventi sono interconnessi in una rete. Ciò che succede da una parte della rete si ripercuote sull’insieme. La nostra responsabilità è di creare cose belle e utili che arricchiscano e migliorino la qualità della vita di tutti.
I tempi di crisi sono l’opportunità migliore che abbiamo per tirare fuori i talenti e il genio che abitano in noi, per seguire il nostro daimon. Come scrisse Platone: «noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere». Una scelta migliore ce l’abbiamo sempre quando siamo chiamati a cogliere il senso compiuto della nostra presenza nel mondo.