(di Margherita Vetrano) – A chi non è mai capitato di dover accompagnare un figlio, un nipote o un amico ad una gara, partita o saggio sportivo? Potrete ben comprendere ciò che accade ogni qual volta ci si imbarchi in un’esperienza del genere. Anche quest’anno, ad esempio, il Campionato Nazionale Giovanile di Pattinaggio Artistico su Rotelle “Don Bosco Cup” in corso dal 15 al 19 maggio al PalaRoma di Montesilvano (Pe) ha richiamato grande pubblico.

Genitori, atleti ed allenatori sono in attesa di quei pochi minuti di gara che decreteranno il Campione della stagione.
Sport crudele in cui l’emozione può vanificare anni di allenamento.
Partiamo dalla preparazione pre-gara che non coinvolge solo l’atleta ma tutta la famiglia. L’intensificarsi degli allenamenti comporta una revisione del timetable familiare, oltre all’acquisto di ogni prodotto necessario all’evento.
In questo caso trattasi di rotelle, puntali, trucchi, forcine, body, brillantini e lacca con ritrovati sempre più innovativi e scenografici di anno in anno:
“Che non la compri la lacca super-cementante brillantinosa ?!” che quando la spruzzi crea un altro buco nell’ozono grande come la Lombardia?!”

Ovviamente la preparazione prevede anche la contrattazione di ferie per i genitori accompagnatori, la spesa per pernottamento, pullman e soggiorno insomma…te lo devi poter permettere.
Ma la gioia di sostenere i propri figli è tanta e tale che alla partenza, ci si ritrova puntuali, in un modo o in un altro.
La spensieratezza del viaggio d’andata e della presa possesso delle stanze d’albergo va via via scemando all’avvicinarsi delle prime prove.
la leggerezza di quella che sembra una gita scolastica lascia il posto ad un’ansia crescente.
Il clima del Palazzetto che echeggia di musiche e colori è caratterizzato da alcuni personaggi che emergono con lo scorrere delle ore: le mamme da gara.
C’è quella sprovveduta, alle prime armi, che non ha la più pallida idea di punteggi e valutazioni e si aggrega al gruppo, silenziosa, sperando di capire qualcosa in più a fine manifestazione.

Le più esperte invece, già dai primi minuti hanno in mano tabulati con ordine di gara, e segnano febbrili, le votazioni, stilando una classifica personalissima per tenere d’occhio l’operato dei giudici. Giudici in incognito insomma; sanno tutto di punteggi e salti, in alcuni casi ex-atlete loro stesse, delle vere autorità del settore, insomma.
Ci sono le antisportive per eccellenza; quelle per le quali, anche se la figlia è rotolata nella pista, arrivando ultima, c’è stato comunque un errore di valutazione e per le quali, la teoria del complotto è sempre valida.
Le ansiogene sono in grado di affossare le figlie caricandole di un fardello pesantissimo di aspettative che spesso sfocia in crisi isteriche belle e buone.

Poi ci sono quelle che generano mostri: ragazzine dall’ego spropositato che passerebbero sopra a chiunque, mamma compresa, pur di aggiudicarsi un podio.
Non dimentichiamo le mamme feroci, quelle che quando viene richiesto il loro appoggio ringhiano nervose, neanche dovessero farla loro la gara.

Ci si scioglie a vedere le mamme tenere invece, quelle che piangono sugli spalti mentre tifano le loro bambine e che si asciugano le lacrime in fretta prima di riabbracciarle, per esser pronte a sostenerne il pianto liberatorio a fine gara.

Una categoria a parte è quella delle mamme ingorde, quelle che mangiano snack e bevono caffè di continuo, che parlano a macchinetta e si comprano tutte le foto scattate alle figlie, senza senso critico, per placare l’agitazione.
Infine le superficiali, quelle per le quali l’occasione è buona per fare una vacanza lontana dagli impegni lavorativi e familiari, dissociate dalle ansie delle figlie.
Fortunatamente le atlete vengono salvate dalla squadra e dalle allenatrici, bravissime nella gestione delle emozioni, capaci di raccogliersi intorno alle più deboli per far loro forza.
La gara è indiscutibilmente un momento di crescita che dovrebbe esser vissuta da tutti, almeno una volta nella vita, durante la quale sarebbe meglio contenere i genitori, per consentire ai figli di esprimersi e crescere.
