Con la scoperta di Kepler 452b, il pianeta simile alla Terra, inizia oggi su b-hop una bella rubrica per far capire in maniera semplice e divulgativa l’affascinante mondo dell’astronomia. Buone avventure tra i misteri dell’universo!
Avete presente quelle telenovele in cui la protagonista scopre, con un colpo di scena sorprendente, ma poi non troppo, di avere una sorella maggiore a lungo ignorata? Qualcosa di simile è accaduta giovedì 23 luglio, alle 18 ora italiana, quando la Nasa ha comunicato all’umanità che la nostra Terra non è sola, ma ha una sorella somigliante, anche se più anziana, che orbita intorno a una stella lontana oltre 1.400 anni luce. L’aspetto interessante della scoperta annunciata è che questa orbita è collocata in quella che gli scienziati chiamano zona abitabile, ovvero la regione intorno ad una stella ove è teoricamente possibile per un pianeta mantenere acqua liquida sulla sua superficie e, quindi, sempre teoricamente, adatto a ospitare la vita così come noi la conosciamo.
La nostra sorella cosmica è stata chiamata Kepler 452b, ha un diametro considerevolmente maggiore della Terra (circa il 60%) e si trova a una distanza grosso modo simile a quella nostra rispetto al sole. Anche il sole di Kepler 452b somiglia molto al nostro, risultando solo di poco più grande e luminoso. C’è una differenza, però, che potrebbe risultare decisiva: la nuova terra, infatti, è già vecchia. La stella intorno a cui orbita ha circa un miliardo e mezzo di anni in più del nostro Sole e si trova, quindi, in uno stadio di vita molto più avanzato, tanto che le radiazioni trasmesse potrebbero rendere impossibile la vita su Kepler 452b, scatenando un effetto serra simile a quello che, per altre ragioni, è toccato in sorte a Venere.
Ma come hanno fatto alla NASA a scoprire un pianeta simile alla Terra a un distanza così vertiginosa?
Il merito è del telescopio spaziale Kepler, fulcro dell’omonimo programma di ricerca nato proprio per ricercare pianeti simili alla Terra in orbita attorno a stelle diverse dal Sole. Attraverso i suoi sofisticatissimi strumenti Kepler è in grado di rilevare gli abbassamenti di luminosità delle stelle dovute al periodico passaggio di presunti pianeti che vi orbitano intorno. Dal 2009, anno della sua messa in orbita, Kepler ha frantumato record su record, tanto da portare a quasi 5.000 gli eso pianeti candidati e a oltre 1.000 quelli certificati alla data odierna. Di questi sono 12 quelli che si trovano nella zona abitabile, ma tutti con una taglia inferiore alla metà di quella della terra. La quantità di eso pianeti scoperti osservando una piccola porzione di cielo è tale che la stima dei possibili pianeti presenti nella nostra galassia si è spinta fino a considerarne diverse centinaia di miliardi. Se si pensa che fino al 2009 non ne conoscevamo nemmeno uno, sembra che si sia aperta una nuova era per l’uomo. Che la scoperta di un pianeta somigliante alla Terra fosse solo questione di tempo, quindi, era preventivabile e non del tutto inatteso.
Per questo è parsa un po’ forzata (per quanto azzeccata dal punto di vista comunicativo) la trovata della NASA di annunciare la scoperta di Kepler 452b come “la notizia che l’umanità ha atteso per migliaia di anni”.
Del resto sono ancora molte le incognite sul nuovo pianeta. Non sappiamo se abbia un’atmosfera e quale sia la sua densità. A dirla tutta non siamo del tutto sicuri nemmeno che sia un pianeta roccioso.
Niente incontri ravvicinati di alcun tipo con omini verdi con le antenne, quindi, né mondi da colonizzare in un futuro lontano. Oltre l’enfasi e l’entusiasmo, però, resta l’individuazione di un pianeta simile al nostro, remotissimo e teoricamente candidato a ospitare la vita, sicuramente un traguardo importante per la scienza. E in attesa che la prossima puntata della telenovela spaziale ci regali qualche altra sorpresa.