(di Agnese Malatesta) – Il non profit avanza nel nostro paese. Aumentano le istituzioni attive in questo settore, aumentano i lavoratori che vi lavorano, soprattutto stranieri e laureati. Dall’ultima fotografia dell’Istat sulla struttura e i profili del non profit (dati 2017) risultano operativi 350.492 enti, il 2,1% in più rispetto al 2016; impiegano 844.775 dipendenti (+3,9%).
E’ un settore – sottolinea l’Istituto centrale di statistica – che cresce quindi con percentuali medie annue superiori a quelle rilevate nel settore profit, sia per numero di imprese sia di lavoratori.
Un andamento che fa ben sperare e che già ora testimonia, sul versante qualitativo (non ancora indagato), positive ricadute delle sue attività e dei suoi servizi fra le comunità e le persone.
La sua rilevanza è, quindi, sempre più significativa nel sistema produttivo italiano considerando che rappresentava il 5,8% degli enti attivi nel 2001, ed ora registra l’8%.
I suoi dipendenti sono passati dal 4,8% all’attuale 7%.
La crescita dei lavoratori riguarda soprattutto i lavoratori a tempo determinato (20,4%; +24,5% rispetto al 2016) ma anche tra gli over 50 (+7,9%) e under 30 (+7,3%), tra gli stranieri (+7%) e i laureati (+6,3%).
Dato significativo: i dipendenti delle istituzioni non profit hanno nel complesso livelli di istruzione superiore alla media nazionale: uno su tre è laureato (31,9%); i diplomati sono il 33,5%, chi possiede la licenza media il 21,8%.
Rispetto al paese di nascita, i lavoratori nati in Italia sono l’87,4% mentre quelli nati nei paesi extra Ue e Ue (tranne l’Italia) sono rispettivamente il 4% e l’8,6%.
Le donne prevalgono nettamente rispetto agli uomini: sono il 71,7% (+3,4%) contro il 28,3% (+5,8%).
La fascia di età dove si concentra il maggior numero dei dipendenti del settore è 30-49 anni (55,5%), seguono gli over 50 (31,6%).
In generale, oltre il 50% degli enti non profit si trova al Nord contro il 26,7% dell’Italia meridionale e insulare. La loro crescita è stata più sostenuto al Sud (+3,1%), al Nord-Ovest (+2,4%) e al Centro (+2,3%). Le regioni più dinamiche sono Campania (+7,2%), Molise (+6,6%), Provincia Autonoma di Bolzano (+4,2%), Calabria (+3,3%) e Lazio (+3,1%). In flessione la Sardegna (-5,6%) e la Puglia (-1,2%).
Circa due enti su tre sono attivi nel settore della cultura, sport e ricreazione (64,5%),
seguono quelli impegnati nell’assistenza sociale e protezione civile (9,2%), nelle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (6,5%), nelle religioni (4,8%), nell’istruzione e ricerca (4%) e nella sanità (3,5%).