(di Agnese Malatesta) – Il Ministero della Salute fa sapere che contro l’emergenza coronavirus, accanto a medici, infermieri e farmacisti, ci sono ogni giorno 157 mila volontari in prima linea.
Persone che pur rischiando la propria salute non amano essere considerati degli eroi e che in questo momento di grossa fragilità sociale continuano nell’azione positiva e solidale. “Grazie a tutti i volontari che stanno mettendo il loro coraggio al servizio di tutti noi”, dice lo stesso Ministero.
Contro l'emergenza #COVID19 – insieme a medici, infermieri e farmacisti – ci sono 157 mila volontari in prima linea ogni giorno.
Grazie a tutti i volontari che stanno mettendo il loro coraggio al servizio di tutti noi.#covid19italia #COVIDー19 pic.twitter.com/xjrUGW7G4Q
— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) March 22, 2020
Li immaginiamo queste 157 mila persone operative, h24, sulle ambulanze, negli ospedali e nelle case di malati, di anziani, di persone con disabilità.
Di chi insomma in questo momento è fra i più fragili dei fragili, di chi senza quel sostegno forse non potrebbe né mangiare, né ricevere farmaci, né arrivare ad un pronto soccorso.
Eppure il paradosso dell’emergenza Covid-19, e delle necessarie misure per contenere il contagio, a cominciare dall’isolamento e dalle distanze di sicurezza,
è che l’intero mondo del volontariato è ora costretto a fermare gran parte delle sue attività, come fosse all’improvviso inibito, congelato.
Fra i suoi utenti si vive il disagio: dove possibile si fa ricorso ai social, alla rete, ai contatti online. Ma non sempre e non per tutti è possibile. Resta il vuoto.
Milioni i volontari nel nostro paese, milioni coloro che attraverso questi possono avere – o anche solo sperare – una vita dalla qualità migliore.
Una realtà consolidata che esprime forte il senso di partecipazione e condivisione, dove la relazione umana si fa azione per incontrare l’altro senza scambi o monete.
E c’è chi va a scuola di volontariato. Ossia chi vuole conoscere chi sono i volontari, cosa fanno, quanto sia fruttuosa e significativa la loro presenza nelle relazioni delle comunità.
E’ possibile attraverso progetti promossi dai Centri di servizio per il volontariato (Csv) nell’ultimo anno scolastico: incontri con studenti, insegnanti, famiglie, in cui si è spiegato ed insegnato un mondo di vitalità e ricchezza sociale.
Tante le idee e le sperimentazioni che hanno preso corpo, dalla ‘caccia al tesoro’, ai libri viventi, agli orti dedicati alle vittime di mafia. In complesso nelle ‘lezioni’ sul volontariato – secondo il primo censimento realizzato da CSVnet (l‘associazione dei centri di servizio) reso noto di recente – sono stati coinvolti
1.800 istituti italiani, 118 mila studenti, 4.700 insegnanti e 3.400 associazioni non profit.
“A lezione di volontariato. I progetti dei Csv per gli studenti italiani’, è il nome del progetto, ha rilevato che oltre il 15% delle scuole secondarie superiori italiane ha partecipato alle attività censite e proprio i ragazzi di questo ciclo di studi sono risultati i più impegnati (circa 79.500).
Significativo anche il numero delle scuole elementari (290) e medie (326). Fra gli enti di terzo settore coinvolti, circa 2.500 sono state organizzazioni di volontariato (73%); protagonisti attivi dei progetti anche uffici scolastici regionali e comuni.
Emblematici ed evocativi i titoli dei singoli progetti: “Cittadini in erba”, “Da vicino nessuno è normale”, “Super eroi reali”, “Volo fra i banchi”, “Il portavalori”.
Tra le proposte più originali – segnala il CSVnet – un gioco a carte ideato per 120 bambini di scuola primaria di Trento che hanno potuto conoscere i volontari delle associazioni impegnati nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente.
E poi, volontari in classe a Cremona e Lecce che hanno raccontato la propria storia come ‘libri viventi’. Grazie ad un progetto di alternanza scuola lavoro, in provincia di Monza, un gruppo di studenti ha sviluppato “Ri-cibo”, il prototipo di una piattaforma informatica contro lo spreco del cibo.
A Palermo, guidati da agronomi, gli studenti hanno costruito orti scolastici e vasche con piante ornamentali dedicati alle vittime della mafia.
In generale le azioni che spiccano sono la promozione del volontariato, attraverso soprattutto lezioni e testimonianze (42%); la diffusione di conoscenze su specifici temi, come la lotta alla mafia, l’integrazione dei migranti e la sostenibilità ambientale (38%); gli interventi rivolti alla prevenzione e il contrasto del disagio scolastico su argomenti come il cyberbullismo.
Ma si trovano anche iniziative per ragazzi sottoposti a sanzioni disciplinari ai quali è stato proposto di partecipare ad attività di volontariato in alternativa alla sospensione. Secondo il CSVnet, il punto di forza di queste iniziative, è la collaborazione fra diverse realtà, le reti di associazioni, le famiglie, le scuole, le aziende, gli enti pubblici.
L’indagine ha coinvolto tutti i 62 Csv soci di CSVnet attivi a fine 2018; è infatti in corso una riorganizzazione territoriale che li ridurrà a 49 entro il 2020.
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