Un documentario di denuncia che non troverebbe la sua dimensione in quel “sacro orizzonte zen” di b-hop se non per il grande senso di umanità che il lavoro in sé ancora oggi effonde. Una testimonianza che non soltanto fa riflettere (comunque non in modo pedante o ideologico) ma che ti trascina all’interno di una pura sensazione di bellezza. Tradita.
L’opera è firmata dal regista cremasco Michelangelo Severgnini al suo terzo documentario indipendente. S’intitola “Isti’mariyah – Controvento tra Napoli e Baghdad” (dove “isti’mariyah” sta per “colonialismo”): un film del 2008 che riporta le testimonianze di alcuni giovani mediorientali (tra cui spicca la storia dello studente siriano, Shadi) attraverso le parole di uno speaker radiofonico della non così lontana Napoli.
La vicinanza tra Oriente e Occidente è scandita dalla contraddizione di tanta bellezza oltreggiata da un perenne stato di guerra, in cui la Speranza (sì, con la “S” maiuscola) resta l’unica roccaforte per quell’umanità eternamente ferita da interessi che non lasciano scampo. Immagini toccanti, riprese precise, una regia incredibilmente accorta. Ulteriore nota di merito: la colonna sonora completamente firmata dal gruppo musicale dei Radiodervish (che tra l’altro io personalmente adoro).
“Isti’mariyah – Controvento tra Napoli e Baghdad” è stato vincitore del Premio Internazionale Documentario Reportage Mediterraneo nella sezione creatività e nel 2008 del primo premio assoluto per la miglior opera in concorso al Sole e Luna doc festival.
A proposito: cliccando qui si può godere della visione integrale dell’opera (la visione è adatta per tutte le età).