La situazione politica mondiale è in un equilibrio precario. Assistiamo, coinvolti o meno, allo sfacelo delle nostre sovranità, al decadimento dei valori umanistici e umani, alla perdita della nostra individualità, al nostro irretimento nella inesorabile Matrix, anticipata dai Fratelli Wackowski nella famosa trilogia omonima. Il torpore mentale che ci insidia si evince dal fatto che per relazionarsi oggi, le persone usano un codice sociale sicuro: parlare di cibo, di cucina, di prodezze culinarie. Non si parla più di sé stessi, l’altro non ci incuriosisce più, l’alterità appare una minaccia.
Ogni situazione a carattere sociale orbita attorno al codice del cibo. Recentemente, alle terme, dove speravo di rilassarmi e di pormi virtualmente in un mondo migliore, sono stata circondata da gruppetti di persone che parlavano di cibo, di ristoranti che servono decine di antipasti di mare, di come si cucina la pasta con le fave di cacao e ne passo altre più fantasiose.
Persino a tavola con una bella comitiva di amici, il cibo torna al centro delle conversazioni, facendomi ricordare con nostalgia altri tempi in cui si parlava di aspirazioni, si scambiavano idee creative, si rideva e si scherzava allegramente.
L’amicizia e la relazione con l’altro sono valori forti da cui non possiamo prescindere per avere la misura di chi siamo.
Ma oggi tendiamo a relazionarci sempre meno, ad isolarci paradossalmente in un mondo imperniato sulla comunicazione. Oggi si fa l’amore virtualmente sulle chat; a tavola, il telefonino troneggia catturando l’attenzione dei commensali e i bambini sul tablet contano quante banane si mangia una scimmia virtuale.
E ancora si parla di cibo mentre si mangia, e ancora di quello che si vorrebbe mangiare domani. Non vi è vera relazione, né comunicazione né scambio di amore, di gioia, di scherzo, di idee.
Si tornerà poi a casa dove schermi sempre più grandi diffonderanno immagini e notizie selezionate per addormentarci e isolarci di più. Alla pari con le serie e i film violenti, le cucine occupano moltissimi canali.

La conseguenza non è solo mentale e psicologica. In giro si vedono sempre più pance guarnite di cuscinetti adiposi, bambini obesi; aumentano il diabete e i disturbi del metabolismo, con un aggravante: la famigerata glicemia.
Come se non bastasse, per ovviare ai sintomi di questo consumismo mangereccio, diete di ogni tipo – e soprattutto contraddittorie – ci travolgono in un fiume di diktat: mangia questo, non mangiare più quello!
L’aggregante sociale è oggi il cibo e ci comportiamo senza freni, come se domani dovessimo affrontare le sette piaghe bibliche. Intanto i veri problemi di una società frammentata rimangono alla periferia in quanto ci penseranno gli “altri”. Chi crediamo di essere per immaginare di cambiare le cose? Meglio mangiare, domani non sappiamo cosa potrebbe succedere!
Ma chi ci parla mai di gioia e di divertimento? Chi ci chiede cosa vogliamo e siamo pronti a dare per contribuire ad un mondo più armonico? Pensando di andare avanti stiamo andando indietro, a quando il Colosseo forniva spettacoli crudeli per divertire il pubblico e il Senato distribuiva il pane per sfamare il popolo. La differenza è che il popolo romano aveva veramente fame.
Per noi oggi, mangiare è il divertimento sociale per eccellenza. È importante prendere coscienza che creiamo questa Matrix tutti i giorni, quando ci assentiamo dai noi stessi, dai nostri scopi, dalla relazione con l’altro. Mangiare cose deliziose sì, ma che vero piacere ci procurerebbero se fossimo da soli?
Buona Pasqua! Senza telefonini sul tavolo e interessandoci alle persone sedute accanto a noi!
