(di Silvia Chessa) – L’associazione Arte Migrante è una realtà che favorisce l’incontro e l’aggregazione sociale in modo inclusivo e paritario. E’ uno spazio di condivisione, che usa l’arte quale linguaggio universale, per facilitare il dialogo interculturale e la conoscenza tra le persone, eliminando etichette, status sociali e pregiudizi. Ciò che rimane sono solo persone. Con il coraggio di mettersi in gioco e scoprire nuovi orizzonti.
Arte Migrante nasce nel 2012 da gesti semplici: la mano tesa di un ragazzo che porge un panino ad un senzatetto nelle stazioni, una chitarra suonata. Oggi l’associazione è attiva in 23 città italiane e a Cipro. Nel 2017 è diventata associazione di volontariato a Bologna.
In ogni città è presente un gruppo autonomo con alcuni coordinatori ma non esiste un ordine gerarchico. L’approccio è orizzontale e paritario. È questo il ruolo di Emanuela Firetto, una delle coordinatrici a Palermo.
Il gruppo palermitano si incontra ogni due lunedì all’oratorio di Santa Chiara nel quartiere Ballarò. La serata viene strutturata in tre fasi. All’inizio ogni persona si presenta secondo una modalità non formale proposta da qualcuno del gruppo, che si offre di facilitare la serata attraverso giochi simbolici, movimenti.

“Si usa molto il gioco – racconta Emanuela a B-hop – Le persone si raccontano senza inquadrarsi in una categoria, uno status”.
La seconda fase è la cena sociale. Ogni persona è invitata a portare qualcosa e si mangia insieme.
“Anche la cena diventa motivo di conoscenza. Ci si conosce attraverso la cultura culinaria”.
La terza ed ultima fase è la condivisione artistica. Ragazzi, adulti, anziani e bambini si riuniscono nel cerchio iniziale e chi vuole, può condividere la sua arte.
Scritti, quadri, racconti, canzoni, danze, tutto è arte, ogni forma espressiva. Il loro motto è:
“Perché ognuno avrà sempre una storia da raccontare”.
“Arte Migrante vuole riportare al desiderio spontaneo e naturale della relazione umana attraverso l’arte – spiega Emanuela – Le persone si conoscono al di là dello status politico e sociale attribuito”.
A Palermo il gruppo nasce nel 2016 e da ormai tre anni si organizzano incontri regolari. La partecipazione è eterogenea, costante e regolare.
“Si creano amicizie. Luca e Stan, ad esempio, non si conoscevano. Hanno appena scritto una canzone insieme.”
L’associazione non ha lo scopo di procurare posti di lavoro, piatti caldi o posti sicuri in cui dormire. Arte Migrante permette di conoscere persone, culture, mondi diversi.

I ragazzi accettano di conoscere l’altro. E le difese si abbassano, si crea un contesto familiare ed accogliente. Le persone attraverso la forza del gruppo riescono a trovare il coraggio di mettersi in gioco, in discussione.
Arte Migrante non è per i migranti. È per tutti. Per chiunque voglia scardinare i pregiudizi naturali e cambiare le cose, anche inconsapevolmente.
Si diventa migranti nell’esatto momento in cui si conosce qualcosa di nuovo, che ci permette di viaggiare lontano dalla propria casa.
“Arte Migrante risponde a un desiderio naturale: la relazione – racconta Emanuela -. Partecipare significa essere pronti ad incontrare l’altro, per cercare di cambiare le cose”
La nota dolente di questi ultimi tempi è però il Decreto sicurezza e immigrazione, che sta creando grandi difficoltà a molte persone che frequentano l’associazione: all’improvviso si sono trovate senza la possibilità di rinnovare i permessi di soggiorno in scadenza, con il rischio di diventare irregolari.
“Avvertiamo un clima di tensione, esclusione sociale, violenza e violazione dei diritti – denuncia -. Molti dei nostri amici sono stati, di punto in bianco, esclusi dal sistema di accoglienza e dunque costretti alla strada, alla precarietà. Alcuni hanno già lasciato Palermo, altri non perdono la speranza di costruire una vita sufficientemente dignitosa in una città che per sua natura storica vive di multicultura”.
Nonostante i problemi causati dalla nuova normativa la società civile palermitana è appassionata e impegnata sul fronte del riconoscimento dei diritti umani e della costruzione di comunità accoglienti.
“Non vogliamo perdere l’entusiasmo – conclude -. Continueremo a costruire il mondo che ci piace, fatto di pace, di bellezza, di spirito creativo, di libertà”.