Negli stessi giorni in cui le testate on line riportano un vergognoso video con il fermo immagine di un lurido tifoso dello Sparta Praga che urina su una inerme mendicante accucciata a Ponte Sant’Angelo, in pieno centro di Roma, tra l’indifferenza dei passanti, Amedeo Buratti se la fischietta mentre colora l’inciviltà delle nostri città di campi assolati, tramonti e prati verdi. La bellezza è la nostra risposta allo sdegno per l’inaccettabile oltraggio.
Piazza Argentina, ancora Roma. I passanti corrono, persi nei loro pensieri ansiogeni o impegnati in conversazioni telefoniche sempre troppo importanti. Amedeo Buratti, 61 anni, romano della periferia sud, artista di strada che non dipinge madonne sui selciati ma scorci di città, è contento di poter finalmente utilizzare i suoi gessetti colorati. Oggi, dopo giornate di nuvole vaganti, è tornato quel sole e quell’azzurro schietto che solo la primavera romana sa regalare. Lui scrive frasi poetiche e disegna sui marciapiedi. Quella è la sua vita felice.
“Artista martire delle previsioni del tempo e dei cambiamenti climatici”, scrive inginocchiato sull’asfalto grigio: “Se gli impiegati hanno la nuvoletta sulla testa, i poveri c’hanno il nuvolone nero!! Chiedo un vostro piccolo contributo, sempre se smette di piovere, per diventare meno povero e far tornare il sole sulla mia testa”.
Passa un immigrato e guarda incuriosito. Passa una signora romana e gli regala una moneta. Poi gli domanda se riesce a racimolare qualcosa con le elemosine. Lui risponde allegramente: “Sì, quello che capita, va tutto bene. Basta che c’ho i sordi pe’ magnà e io sto a posto”.
“Ho viaggiato per il mondo, sono stato in America Latina, in Asia, mi spostavo facendo l’autostop. Anche se sono povero non mi è mai mancato niente. Ho fatto la vita che desideravo”. Quando gli chiedo dove abita, quanti anni ha, risponde fiero: “C’ho 61 anni. Ma chi l’ha detto che co’ gl’anni che passano se diventa vecchi? Io sto benissimo e vivo felice”.
Allora posso raccontare la sua storia? “Certo che sì. E mò sta a vede che divento famoso…” e se la ride di gusto con il suo sorriso sdentato.
Amedeo è uno sprazzo di poesia metropolitana quasi fuori luogo e fuori tempo in questa città così caotica e irritata.
Alza la sguardo per riposare un pò la schiena, poi conclude l’opera.
La sua “poetica” è tutta riassunta in un citazione del cantautore e scrittore Claudio Lolli, riportata alla destra del dipinto.
“Hai mai visto una città, con il freddo stampato in faccia alla gente, che cammina qua e là con le mani ficcate in tasca, e negli occhi l’attesa di un sole che porti la festa”. (Claudio Lolli)
Se avrete la fortuna di incontrarlo, gustatevi questo raggio di sole tutto per voi.
“Hai mai visto una città” di Claudio Lolli – dall’album “Un uomo in crisi” del 1973.
Hai mai visto una città, dove i sogni rimbalzano sulle finestre ed i vetri riflettono vetri in estate e in inverno, e spalancano gli occhi a cortili quadrati e deserti.
Hai mai visto una città, dove si nasce e si muore in un grande ospedale, grattacielo moderno struttura di tipo aziendale, dove la morte è un fatto statistico del tutto normale.
Hai mai visto una città, che respinge i rifiuti della sua vita ricca, negli squallidi prati ai margini dell’abitato, dove di notte l’amore però non sa di peccato.
Hai mai visto una città, con le tristi balere di periferia, dove tra una retata e l’altra della polizia, ubriachi e puttane ricercano una compagnia.
Se non conosci una città, puoi venire a casa mia, ti darò l’indirizzo di una certa Maria.
E sotto i suoi vestiti troverai lo spiacevole senso di assurdità, il freddo intenso la solitudine, di una città.
Hai mai visto una città, la dove passa veloce la ferrovia, e i binari si intrecciano ad ogni cavalcavia, e trasportano treni sempre più pieni di gente.
Hai mai visto una città, la dove passa veloce la tangenziale, e le luci arancioni danno al cielo un colore anormale, e le case allibiscono ad ogni passare di camion.
Hai mai visto una città, con il freddo stampato in faccia alla gente, che cammina qua e là con le mani ficcate in tasca, e negli occhi l’attesa di un sole che porti la festa.
Hai mai visto una città, dove tutte le strade vanno in collina, ma alla fine nessuna è una strada felice e sicura ed ognuno rimane da solo con la sua paura.
Se non conosci una città, puoi venire a casa mia, ti darò l’indirizzo di una certa Maria.
E sotto i suoi vestiti troverai lo spiacevole senso di assurdità, il freddo intenso la solitudine, di una città.