(di Margherita Vetrano) – “Il mio giorno di ferie…un intero giorno di ferie. Vado dal parrucchiere e dall’estetista, guardo un po’ di televisione con calma e senza fretta, poi passo in quel negozio di saponi naturali e faccio un bagno con tanta schiuma”.
Già pregusto la mia giornata di piena libertà, arrivata dopo mesi di corse per accompagnare i bambini a scuola.
Saluto i pargoli con un bacio, risalgo in macchina: “Devo passare a fare un po’ di spesa”, è il pensiero spontaneo, costeggiando il grande supermercato all’angolo. Trascorro alcune ore inghiottita tra scaffali e carrelli, finendo nella fila dei pensionati con diritto allo sconto: era mercoledì.
Riemersa con bustoni strapieni a farmi da contrappeso, riesco a guadagnare nuovamente la macchina, riprendendo la strada verso casa. “DRIIIIIIIIIIIIIN, DRIIIIIIIIIIIIIIIN!” Il cellulare squilla prepotente:”Pronto? Sì, no, non preoccuparti, sono in ferie, dimmi pure… sì, passo io, va bene” e così tornando sui miei passi, faccio alcuni giri dell’isolato intorno allo studio medico, alla ricerca di un parcheggio, per ritirare le ricette della nonna. “Meglio fare un salto in farmacia, ci metto un attimo.”
Quando finalmente rientro a casa, sistemata la spesa, mi accorgo che sono in ritardo sul pranzo. Così, scaldando gli avanzi della sera prima, accendo la TV. Faccio zapping a lungo, prima di trovare un programma diverso dalla maratona di cartoni.
Mentre il postino citofona per una raccomandata, mi soffermo sulle televendite e ho voglia di acquistare un massaggiatore addominale per muscoli d’acciaio…da adoperare anche mentre lavi l’auto!
Sono ormai le due, gli avanzi bruciacchiati consumati con avidità e i progetti di bellezza svaniti; niente estetista e niente parrucchiere.
Resta del tempo per tuffarsi in una vasca piena di bollicine profumate. Vado in bagno per far scorrere l’acqua ma passando davanti alla camera dei bambini vedo la cassapanca ai piedi del letto… quella piena di abitini della Barbie, quella che la mia piccola, tutte le volte che la apre, starnutisce e non può giocare perché è allergica alla polvere e sta male…
Così, preso tutto il contenuto, riempio la lavatrice e faccio partire il lavaggio… e mentre l’oblò restituisce ora un vestitino con le rouces, ora un paio di jeans, pulisco a fondo il mobiletto, starnutendo a mia volta perché sono allergica anch’io,
abbandonando definitivamente l’idea del bagno hollywoodiano.
Stesi tutti i vestitini, uno ad uno, con mollette e grucce, constato incredula quanti vestitini ha collezionato negli anni; riconosco quelli portati dal “topolino dei denti”, quelli regalati dalle vicine di casa e quelli appartenuti alle mie Barbie, quando con le bambole giocavo io, negli anni Settanta.
…in fondo, anche Barbie ha diritto ad una lavatrice!
O no?!

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