di Giulia Segna – La catena di produzione dei nostri smartphone spesso nasconde schiavitù, guerre e violazione dei diritti umani. Uno dei luoghi più ricchi di risorse naturali utili all’industria elettronica è la Repubblica Democratica del Congo, nelle cui miniere lavorano uomini, donne e bambini privi di qualsiasi tutela.
La Repubblica Democratica del Congo (RdC), nel cuore del continente africano, è uno dei paesi più ricchi di risorse naturali: oro, diamanti, caucciù, rame, cobalto, legno, piombo e soprattutto coltan. Si tratta di un minerale composto da columbite e tantalite, da cui si ottiene il tantalio, polvere metallica molto resistente al calore, in grado di sopportare una elevata carica elettrica. È un elemento chiave dei nostri smartphone, ecco perché le multinazionali della tecnologia fanno a gara per accaparrarsene il controllo, con la tacita complicità della politica nazionale e internazionale.
I minatori di coltan, infatti, lavorano in uno stato di schiavitù, per pochi dollari al giorno, in condizioni pessime, privi di ogni tutela. Nelle miniere ci sono anche molti bambini, perfetti per infilarsi nei cunicoli più stretti.
Secondo uno studio di Medici Senza Frontiere, tra i minatori sono sempre più frequenti tumori e disfunzioni respiratorie, cardiache e cerebrali. In effetti il coltan è radioattivo, se non ci si protegge a dovere, si rischia la morte. Non solo. Intorno alle aree di maggiore concentrazione del minerale si verificano spesso guerriglie e scontri, come testimonia la tragica vicenda dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso lo scorso febbraio durante un attacco.
Cosa fare, allora? Privarsi del telefono o del tablet? Impensabile nel mondo interconnesso di oggi.
L’impresa sociale Fairphone propone un’alternativa etica: un telefono equosolidale, rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente.
E’ un’impresa sociale olandese che, nel 2010, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulla questione e nel 2013 ha messo sul mercato i primi modelli di cellulari equosolidali. L’eticità dello smartphone è garantita dalla trasparenza dei resoconti sull’approvvigionamento responsabile dei materiali e dal dichiarato sostegno al diritto alla salute dei lavoratori. L’ecosostenibilità del prodotto, invece, deriva dalla resistenza degli elementi di cui è composto e dalla facilità di riparazione.
“Creando uno smartphone più ecosostenibile”, si legge sul sito, “stiamo dimostrando le infinite possibilità che esistono per creare un futuro più equo, per tutti. Fairphone crea un maggior livello di consapevolezza tra le persone, facendo in modo che ci si interroghi sul reale significato del termine equosolidale”.
L’impresa ha recentemente avviato una campagna di promozione nel mondo del business, invogliando i direttori ad adottare il dispositivo come telefono aziendale. “Scegliendo Fairphone per il tuo business”, dichiarano, “stai prendendo una decisione consapevole per contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite riconosciuti a livello globale. Usare un Fairphone come telefono aziendale crea un chiaro segnale sui tuoi valori come individuo e come datore di lavoro”.
Oggi il marchio Fairphone conta più di 70 dipendenti in 20 paesi e i possessori dello smartphone etico sono circa 100.000.