di Patrizia Caiffa – Si può dedicare un intero anno della propria vita, notte e giorno, al volontariato? La risposta è sì. Il progetto “Mi sta a cuore” lanciato quest’anno, per la prima volta, da Caritas italiana mira a coinvolgere i giovani in una esperienza forte, intensa, capace di dare senso e motivazioni. Stare a contatto con forme diverse di povertà come le persone senza fissa dimora, gli anziani soli, i migranti, le famiglie o i bambini in difficoltà, cambia il modo in cui si guarda alla vita.
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Angela, Mariano, Federica, El Mehdi, Ousmane e Perla sono i primi sei giovani, tra i 22 e i 26 anni, che stanno vivendo questa full immersion nella solidarietà.
Con loro una tutor poco più grande, Benedetta Ferrone. Dal 15 ottobre 2022 fino al 15 ottobre 2023 le loro giornate trascorrono tra gli uffici di Caritas italiana al mattino – dove danno una mano a seconda delle rispettive competenze – mentre nel pomeriggio vanno nei centri della Caritas di Roma come la mensa dei poveri, i servizi gli immigrati, per gli anziani soli o le persone senza dimora, le famiglie e i bambini in difficoltà. La sera tornano nell’appartamento messo a disposizione dalle suore vincenziane, in zona Pineta Sacchetti, a Roma. Ognuno riceve un piccolo budget mensile (pari a quello del servizio civile universale) e vitto e alloggio gratuiti.

In questo modo hanno la possibilità di sperimentare la vita di comunità, con tutte le opportunità e le sfide. Attenti ad uno stile vita sostenibile, a non sprecare. Aperti a 360 gradi all’incontro tra le diversità. I ragazzi vengono infatti da diverse regioni italiane. Alcuni sono originari del Marocco e del Mali e sono di religione musulmana. Perciò quando si fa la spesa non si compra la carne di maiale. O si acquistano tante verdure perché qualcuno è vegetariano. E quando arrivano i pacchi delle famiglie pieni di prodotti del Sud – o si cucinano piatti della tradizione trevigiana o leccese – è festa per tutti.
Per cucinare, pulire casa, fare la spesa o lavare i piatti ci si organizza in maniera spontanea e collaborativa. E La sera ognuno è libero di uscire con chi vuole, tranne un giorno a settimana, per l’incontro di comunità in cui si condividono le esperienze o momenti di spiritualità.

El Mehdi e Ousmane sono di origine marocchina e maliana, ma parlano perfettamente italiano e sono pienamente inseriti nella società. “Sono un ragazzo musulmano e credo che la mia fede non sia un limite – sottolinea El Mehdi -. Anzi, mi ha insegnato a mettermi al servizio degli altri senza distinzione di etnia, religione o provenienza perché credo che i valori come l’amore, la tolleranza, la gratitudine e il volontariato siano universali”.
Angela, 26 anni, di Jesolo, ha scelto di candidarsi perché vuole mettersi “al servizio degli altri immergendomi in una realtà nuova per me. Al mio fianco ho dei fantastici compagni di viaggio”. “Innamorata della vita, mi definisco una sognatrice ardita”, aggiunge Federica, 24 anni, di Treviso, che dopo la laurea ha vissuto un’esperienza di servizio in un campo di accoglienza per rifugiati in Serbia ed è “rientrata con uno sguardo nuovo e con il desiderio di aiutare le persone che ogni giorno vivono situazioni di povertà, guerra, marginalità”.
Mariano, 26 anni, di Piscopia, in provincia di Potenza, dopo gli studi in informatica ha lavorato in diversi Paesi europei e poi ha fatto il servizio civile con l’Unitalsi a Lourdes: “Ho deciso di intraprendere l’esperienza insieme ad altre persone e sono molto contento di questa scelta”. Perla è la più giovane del gruppo, 22 anni. Viene da Salve, un paesino vicino Santa Maria di Leuca in Puglia. Ha fatto il servizio civile presso la Caritas diocesana poi ha partecipato a vari eventi del gruppo nazionale “Young Caritas”. Quando è arrivata l’opportunità di partecipare al bando “Mi sta a cuore” non ci ha pensato due volte.

“Da quando hanno incontrato le povertà sono cambiati. Sono più riflessivi, attenti, si interrogano su quanto vissuto.
Insieme rileggiamo ciò che accaduto e ne parliamo – racconta a B-Hop magazine Benedetta, di Caritas italiana -. Le esperienze belle e vere, che coinvolgono il cuore e non solo la mente, sono contagiose. In questo modo i giovani possono ‘contagiare’ i loro coetanei”. Lo scopo del progetto “Mi sta a cuore” è infatti quello di testimoniare che
“si può vivere per qualcosa di bello e grande e che, se la vita diventa dono, diventa piena e la gioia si moltiplica”.
Caritas italiana ha scelto di investire sui giovani, renderli protagonisti e favorire il dialogo tra le generazioni.

“Il volontariato giovanile ha cambiato forma è diventato fluido, saltuario. I giovani faticano a stare in uno stesso posto a lungo perché sono costretti ad una vita precaria – spiega -. È difficile ritrovarsi all’interno di reti o comunità che li accolgono e si prendono cura di loro. Invece hanno grande bisogno di adulti significativi. Durante il Covid alcuni hanno sofferto molto e pensano di non farcela.
È importante che trovino qualcuno che creda in loro e li sproni a mettersi in gioco”.
Nei 3.014 servizi socio-assistenziali promossi o gestiti dalle Caritas in Italia sono attivi 16.244 volontari laici stabili e 896 religiosi (dati 2021) A questi andrebbero sommati i volontari “mordi e fuggi” e quelli dei gruppi Caritas parrocchiali.
In Italia ci sono oltre 5 milioni di volontari che scelgono di operare in ogni ambito della vita sociale e culturale per contribuire alla crescita del Paese.
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