di Agnese Malatesta – E’ nata la rosa “S’Orrosa”, di colore bianco avorio, rigogliosa e briosa. Un po’ scapigliata e per niente altezzosa come alcune sue colleghe nobili, la neonata fra le rose si presenta alla mano, aperta, avvicinabile. Suscita sentimenti di amicizia e gentilezza d’animo.
E’ dedicata al roseto ‘S’Orrosa’ – situato a Tor San Lorenzo, in provincia di Roma – dove alloggiano da anni migliaia di esemplari di rose antiche e botaniche da collezione, un luogo diventato nel tempo fra i più prestigiosi di questo genere in Europa: un ampio campo dove ammirare le Grandi Rose dell’Ottocento (fra cui Rose cinesi), le Ibridi di Rosa gigantea, Noisette, Rose Té, Bourbon, Portland, Polyantha, Ibridi Perpetui, Ibridi di Moschata, Ibridi di Rugosa, Rose Inglesi e rampicanti.
Insomma, un paradiso di colori e di essenze nel periodo della fioritura.
Il nome s’orrosa vuol dire ‘rosa’ nel dialetto sardo-ogliastrino dall’origine del fondatore del vivaio, Sergio Mario Scudu, un profondo conoscitore del fiore fra i più amati e romantici al mondo che con questa iniziativa corona così il suo
“sogno di bellezza e di amore per la natura”.
E’ la Sardegna protagonista di questo luogo perché nasce tutto da questa terra; è in Sardegna, dove è nato, che Sergio matura il suo amore per la natura e per i fiori, in particolare per le rose. Una passione ereditata dalla mamma.

Nel 2000 Sergio decide di dedicarsi a tempo pieno a questa passione, creando lui stesso il vivaio “S’Orrosa” e via via mette in piedi un piccolo grande miracolo che si riempie presto di un’infinita varietà di rose provenienti da tutto il mondo – galliche, botaniche, gigantee, te, noisette, cinesi – diventando, grazie alla sua tenacia e alla profonda competenza,
un insostituibile punto di riferimento per gli appassionati.
Ecco che la rosa “S’Orrosa”, presentata qualche giorno fa all’Orto Botanico di Roma, è anche un riconoscimento a questo gran lavoro di Sergio.
Ma ora il vivaio “S’0rrosa” sta per chiudere.
La morte di Sergio, avvenuta poco più di un anno fa, impone ai suoi eredi, in particolare alla sorella Graziella che insieme al marito è giunta dalla Sardegna per prendersi cura di tante piante, la dolorosa scelta di concludere questa impresa.
Ma non si manderà all’aria il prezioso lavoro di Sergio.
Le rose di “S’Orrosa” sono in vendita, ma “solo agli amanti delle rose”, tiene a dire Graziella.
In questo fine settimana (fino al 15 maggio), una piccola parte delle piante sono esposte, per la vendita, all’Auditorium di Roma dove è in corso il Festival del Verde e del Paesaggio.
Mentre, appena possibile, le rose più pregiate del vivaio, parte della collezione storica, saranno conservate e custodite in un giardino che sarà allestito in Sardegna in onore di Sergio nel suo paese di origine, Villagrande Strisaili (Nuoro).
Il perché del progetto è chiaramente espresso da Graziella:
“Vogliamo conservare e valorizzare le rose di Sergio, fiori che lo hanno accompagnato e illuminato come creature viventi nella sua breve quanto intensa avventura terrena”.