di Margherita Vetrano – Non sempre la comunicazione giovani-adulti è semplice, a volte serve conoscere un vero e proprio dizionario del linguaggio “giovane“.
Non si tratta solo di comprensione delle esigenze delle nuove generazioni o delle loro aspirazioni.
E’ necessario anche un glossario pratico perché mancano le basi del linguaggio “giovane”.
Provate a parlare con un teen-ager e vi renderete conto di quanto vi sia necessario.
Sembra ieri che i “i grandi” si sorprendevano delle nostre espressioni ed oggi soffriamo della stessa pena da contrappasso.
Li accusavamo di non capirci, ed in effetti era proprio così, non erano solo divergenze d’idee ma gli serviva un traduttore perché davvero non capivano il nostro linguaggio, fatto di modi di dire, parole ed esclamazioni, comprensibili solo agli under 20… o giù di lì.
Linguaggio che attingeva dai nostri interessi sociali: musicali, cinematografici o televisivi.
Mutatis mutandi, se “i padri invecchiano e le mamme imbiancano”, oggi i figli restano quell’orizzonte imperscrutabile proiettato al futuro che si ciba di Tik Tok, collegi, caserme, calciatori, trapper e rockers d’ultima uscita.
Per stargli dietro serve innanzitutto capire cosa vivono per comprendere citazioni e atteggiamenti.

Una volta che conoscerete almeno una decina di influencer, saprete che la Stardust House non ha nulla a che fare con Alberto Sordi e Monica Vitti e che Levandowski meritava il pallone d’oro più di Messi, potrete passare al livello superiore: il piccolo dizionario del linguaggio!
E’ necessario conoscere poche parole ma quelle giuste.
Se ad esempio vostra figlia vi dice che avete detto una cosa cring, preoccupatevi, perché vuol dire che è scontata, banale ed imbarazzante.
Quando vi dirà invece che “è in toppa per shoppare un regalo per un amico pro a fare i prank”, usate il traduttore!
Vuol dire che “è in pausa, per acquistare un regalo per un amico bravo a fare gli scherzi”.
Quando sarà preoccupata provate a dirle “faresci“, cioè, “chi se ne importa, take it easy” e sarà felice di essere compresa.
Al figlio un pò giù di corda date ascolto, potrebbe esser stato friendzonato da una ragazza, cioè esser stato scaricato con la frase:”Ti voglio bene come ad un amico!”
Se “scialla” di quand’eravate pischelli vi sembrava rivoluzionario, capite bene che siamo su altri livelli ma applicandovi porterete a casa dei bei risultati.
In questo caso, siamo di fronte ad un’evergreen trasversale: Scialla, a Roma, infatti, vuol dire rilassati ed ancora oggi è tanto usato che gli hanno dedicato un film ed anche un bistrot.
Il linguaggio dunque varia a seconda dell’appartenenza geografica, non solo generazionale.
Inoltre alcune parole ed espressioni travalicano i confini ed attingono dal linguaggio di ceppo straniero, preferibilmente anglosassone.
Questo vale per ship, usato per indicare una possibile cotta o relazione segreta, che evoca trasporti “marinarecci”, o dissing, battuta a freddo, sarcastica e bruciante, in genere seguita da un “Ohhhh”! di sorpresa che ne sottolinea la fulmineità!
Etimologia ibrida per ti clappo easy, ti acchiappo facilmente che richiama il linguaggio del Nando Moriconi di “Un americano a Roma“.
Farraginosa l’origine di Nabbo, cioè scarso, a fare un videogioco o altro.

Insomma, parlare con i ragazzi è una vera missione, resa più agevole e divertente se ci si addentra nei meandri del loro linguaggio.
Potreste risultare buffi ai loro occhi, ma senz’altro teneramente accolti nel tentativo di partecipare un pò di più al loro mondo.
Il linguaggio si evolve con i tempi e presto anche il loro sarà superato perché “i ragazzi non si fanno vedere. sono sfuggenti come le pantere, quando li raggiunge una definizione, il mondo è pronto ad una nuova generazione!”. [cit. Jovanotti: “Non mi annoio”]