di Benedetta Bernardi – Medici con il camper è il nome di un progetto nato nel 2015 grazie ad un’idea del dottor Enzo Limosano per prestare assistenza agli indigenti, agli immigrati e alle persone vittime di tratta a scopo di prostituzione o caporalato nelle province di Bari e Foggia.
“Ero appena andato in pensione”, racconta a B-Hop il referente del progetto, “quando venni a sapere che un bracciante straniero era stato ucciso per aver rubato due angurie. L’uomo abitava in uno dei ghetti della provincia, ma quasi nessuno era a conoscenza di come si vivesse lì”.
L’episodio tragico della morte di un lavoratore del Burkina Faso ha spinto il dottor Limosano a porsi delle domande sul tipo di vita che tante persone erano costrette a condurre, lavorando in condizioni di estremo disagio, e a visitare aree marginali e degradate come il ghetto Ghana a Cerignola e Borgo Mezzanone: “Mi misi subito in macchina, ma quando arrivai non mi permisero di entrare, fui cacciato. Nonostante l’esperienza spiacevole, non volevo arrendermi, così mi rivolsi al sindacato della CGIL che mi presentò Yvan Sagnet, autore del libro “Ghetto Italia” e attivista per la difesa dei diritti degli immigrati e dei braccianti. Mi ha accompagnato e grazie a lui
ho potuto toccare con mano la realtà dei ghetti. Da qui l’idea dei Medici con il camper ha preso vita”.
Da quel momento, ogni due settimane, Enzo e altri medici volontari hanno portato cure, assistenza e medicinali a rom, immigrati, persone fragili.
Finché, nella primavera del 2020, la pandemia li ha bloccati. “Anche in questi ultimi mesi, in cui la Puglia è stata spesso zona rossa, abbiamo incontrato grandi difficoltà”.
Ma il Covid non li ha fatti desistere;, tanta e radicata è stata la determinazione nel portare avanti la missione. “Alla sera, quando rientravo a casa, mi sentivo arricchito dal servizio che avevamo svolto”: visitare, distribuire i medicinali, piccole cose fatte con i mezzi semplici che l’equipe poteva offrire all’interno di un camper.
“Ma in questo caso – prosegue – non erano più i pazienti a venire da noi, bensì noi medici ad andare da loro, secondo una forma di vicinanza solidale alle realtà più marginali e dimenticate della società”.

Il progetto si è poi ampliato ed è stato d’ispirazione anche alla ASL della zona, che ha ideato un programma simile per riuscire a garantire una maggior copertura, soprattutto ora in cui la ripartenza è un orizzonte vicino.
“Il Covid purtroppo ci ha messo in ginocchio ma non ci siamo fermati. Con il camper abbiamo percorso altre strade, quelle delle parrocchie, visitando i poveri, gli irregolari, gli anziani, le persone sole e abbandonate a sé stesse”.
Un’altra opportunità che viene data alle persone assistite sono le “passeggiate della salute”, per “promuovere il benessere fisico e mentale”, portarle fuori casa ed aiutarle ad uscire dall’isolamento, di cui portano “segni profondi sia a livello fisico che psicologico”.
“Abbiamo individuato una strada di campagna isolata e poco frequentata dalle macchine – racconta Limosano -. Assieme ai volontari accompagniamo piccoli gruppi, così possono provare il piacere di stare all’aria aperta, insieme alla gioia degli scambi d’amicizia. Allo stesso tempo, noi siamo pronti, in caso di necessità, ad intervenire”.
Si tratta di un’esperienza che caratterizza il progetto in modo unico e ne rinnova il valore, rendendolo flessibile e aperto all’ascolto di nuovi bisogni.

L’altra faccia dell’operato del dottor Limosano, espressione di una creatività e progettualità sociale inesauribili, è l’Orto della salute, un grande giardino dove si coltivano erbe officinali e non solo, aperto, in particolare, ad anziani e persone con disabilità: “anziché sprecare giornate monotone incollati al televisore così possono trascorrere del tempo in compagnia, divertendosi”.
Perché proprio le erbe officinali? Limosano ha capito l’importanza di questi rimedi naturali dopo aver trascorso un periodo in Burkina Faso:
“nelle società occidentali si è troppo dipendenti da medicinali chimici e spesso se ne abusa”.
Piantare, curare piante officinali è un modo per fare del bene a sé stessi, oltre che alla natura, e per dare un senso al tempo che, per chi è solo, per gli anziani o i disabili, sembra non passare mai.
Le piante officinali e i prodotti biologici sono anche le risorse giuste per promuovere un’alimentazione sana ed equilibrata: “abbiamo cominciato a organizzare incontri formativi sulle proprietà dei frutti, degli ortaggi e della verdura accompagnati da degustazioni varie legate al frutto o all’ortaggio protagonista della giornata”.

C’è un tratto distintivo che lega e accomuna la molteplicità dei progetti realizzati dal dottor Limosano:
la bellezza dell’impegno costante e dell’attenzione instancabile verso i più deboli, la gioia del sentirsi persone che si avvicinano all’altro,
sia esso un senzatetto, un rom, un migrante, una persona con disabilità, nel segno del rispetto, con amicizia e fratellanza, tenendo sempre ben presente non solo ciò che si fa, ma chi si è. Un’umanità che incontra e cammina con altra umanità.