(di Giulia Segna) – Antonia Veglia ha 40 anni ed ha saputo trasformare la sua grande passione, quella per i cani, in una professione: qualche tempo fa è diventata addestratrice cinofila per cani da utilità e compagnia, dopo aver frequentato il corso presso l’ENCI – Ente Nazionale Cinofilia Italiana.
“Ho voluto imparare questo mestiere da quando ho notato che c’è un problema di comunicazione tra le persone e i loro cani. Un problema tipico di ogni relazione, ma in quella tra uomo e animale, vista la diversità di linguaggio, bisogna che intervenga un esperto”.

Accogliere nella propria vita un cane è un gesto bellissimo. Il rapporto con un animale è terapeutico e apporta benefici sotto molteplici aspetti. Ma prima di entrare in contatto con un cane, raccomanda Antonia, è importante porsi alcune domande. Per esempio: quale cane è adatto a me? Che stile di vita ho? Che tipo di rapporto voglio instaurare con l’animale?
“Il primo errore che comunemente si commette è quello di scegliere la razza canina solo per la bellezza, la simpatia o perché va di moda“. Troppo spesso si ragiona per stereotipi e luoghi comuni ma bisogna tenere a mente che ogni razza presenta delle particolari doti caratteriali che possono o meno adattarsi a noi e ai nostri ritmi. “Ovviamente – precisa Antonia – non si possono delineare delle regole universali che vadano bene per tutti i tipi di cane, perché ad influenzare il temperamento c’è anche la sua età e la sua storia: se ha subito dei traumi, a prescindere dalla razza, richiede un trattamento specifico e più focalizzato”.
Quindi, il passo successivo alla decisione di ospitare un cane in casa è quello di documentarsi sulle razze e le relative esigenze, oppure contattare un esperto cinofilo che saprà orientare verso la scelta più giusta.
Il rapporto tra cane e padrone deve basarsi sulla fiducia e sul rispetto reciproco, ed è fondamentale che ciò si verifichi fin dai primi momenti. Anche in questo caso, suggerisce Antonia, può essere utile avere accanto un addestratore che sappia aiutare entrambi a capirsi.
“Quando portano il cane in addestramento spesso è troppo tardi: combina guai dentro casa, non ascolta, sale sul divano nonostante i divieti, è aggressivo, fa i suoi bisogni dove non dovrebbe. Le persone arrivano al limite di sopportazione, quasi pentiti della scelta di aver preso un cane. Solo allora si rivolgono a noi, mentre sarebbe meglio contattarci fin da subito”. Insomma, prevenire è meglio che curare, considerato anche che spesso un cattivo comportamento è indice di malessere.
Avere un professionista accanto vuol dire anche non rischiare di confondere l’animale con un amico, un amante, un figlio. L’errore, commesso da molti, è dannoso sia per l’uomo che per il cane: così si rischia di pretendere da lui, più o meno consciamente, delle risposte umane agli stimoli che gli si danno. Invece, ricorda Antonia,
il cane va trattato da cane.
Questo è volergli bene e rispettare la sua essenza.
Ad esempio, non è necessario modificare l’assetto della casa per venire incontro ai suoi bisogni, poiché quelli, spesso, sono frutto del nostro modo di ragionare, del nostro vissuto, delle nostre esigenze di esseri umani.
Non è utile un approccio assistenziale con il cane, ma occorre stimolarlo invece ad essere autonomo e attivo. Questo atteggiamento garantirà più divertimento e leggerezza ad entrambi.
Tra gli esempi riportati da Antonia, quello delle traversine sparse in ogni angolo di casa per paura che l’animale sporchi: questo è disfunzionale nell’ottica di un rapporto sano, in quanto il messaggio lanciato è che sia possibile fare i bisogni dentro casa. Educarlo al contrario, nel corso del tempo, richiederà molta pazienza.
“Relativamente alla passeggiata per strada – puntualizza Antonia – è importante che esplori spazi nuovi, cammini su percorsi mai fatti e odori cose sempre diverse, fin da cucciolo. Questo gli darà molta sicurezza e serenità, poiché imparerà a familiarizzare velocemente con tutto ciò che è nuovo“.
“Al cane non servono spazi enormi per stare bene – prosegue – anzi, dentro casa si sentirà più al sicuro in un’area delimitata dove rifugiarsi quando vuole riposare o stare per fatti suoi. Un trasportino chiudibile, che simula la tana, può essere una soluzione”.
Certamente anche in questo caso la regola non è universale poiché alcuni cani potrebbero esigere degli accorgimenti che (solo) un professionista saprebbe capire. L’idea, comunque, è quella di garantire all’animale il diritto ad avere un suo spazio riservato.
Per lungo tempo l’addestratore è stato visto come una figura punitiva alla quale rivolgersi in casi estremi. È arrivato il momento di guardarlo come un alleato, un esperto capace di trasmettere gli strumenti per instaurare un rapporto sereno con il proprio cane.
“Il nostro codice deontologico promuove il rinforzo positivo – conclude Antonia – ciò vuol dire che il lavoro che proponiamo è basato sul linguaggio costruttivo, sul gioco e sul divertimento. La felicità è garantita!“
***
Questo articolo e tutti gli articoli pubblicati da B-hop magazine sono originali e tutelati dal diritto d’autore. Per chiedere l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti su altri siti o blog, riproduzione in qualsivoglia forma o sintesi, contattare info@b-hop.it e citare l’autore con link alla fonte.
Oppure puoi fare una donazione via PayPal all’associazione di promozione sociale B-hop semplicemente cliccando su questo link: https://www.paypal.me/bhopmagazine