di Antonella Liberati – In Sabina, a pochi passi da Roma, scopriamo alcuni dolci tradizionali che diventano i veri protagonisti dei banchetti natalizi. Vi proponiamo tre ricette che più caratterizzano le tradizioni sabine a tavola: il pangiallo, i ciambellini di magro e la nociata.
Tutti e tre contengono ingredienti detti “poveri” perché usati in periodi di stenti quando lo zucchero era sostituito dal miele e l’olio sabino serviva per amalgamare il tutto.
Un tempo in cui le massaie di allora usavano il matterello e la spianatoia, impastavano tutto con olio di gomito, setacciavano la farina e avevano le mani segnate dal lavoro nei campi.
Nonostante tutto, pur di non far mancare l’atmosfera natalizia nelle loro case e strappare un sorriso ai loro figli, tornavano dalla campagna e operose schiacciavano le noci, le nocciole e le mandorle, scaldavano il miele vicino al cammino e poi sulla spianatoia, amalgamavano tutti gli ingredienti, aiutate dalla complicità e curiosità dei loro pargoli.
Oggi grazie alla tecnologia tutto si riduce a poche ore di lavoro ma nessuno rinuncia ai “dolcetti fatti in casa”, molto graditi soprattutto da chi questi tempi antichi non li ha vissuti. Anzi molto spesso durante le feste si usa portarli in dono ai padroni di casa che ospitano per il cenone.
Il pangiallo si narra abbia le sue origini nell’antica Roma: nel periodo imperiale questo dolce dorato veniva distribuito durante la festa del solstizio d’inverno, per favorire il ritorno del sole.
Gli ingredienti principali sono: 200 gr nocciole pelate, 200 gr noci, 200 gr mandorle pelate, 200 gr miele, 300 gr uva passa, canditi, cacao, 150 gr cioccolato fondente a pezzetti, 200 gr farina e zucchero q.b..
Una volta amalgato il tutto e suddiviso in vari pezzi assume la tipica forma a ”pagnotta”. Riguardo al cioccolato fondente c’è una piccola diatriba fra paesi: alcuni lo aggiungono all’impasto altri sostengono invece che nella ricetta originale non ci fosse.
Sui ciambellini di magro non ci sono pervenute notizie di nessun tipo, tranne i loro ingredienti tramandati da generazioni in generazioni:
farina q.b., anice, 1 kg zucchero, 1 litro olio, 1 litro vino e un panetto di lievito.
Una volta ottenuto un panetto morbido si lascia riposare un paio di ore, dalla pasta vengono ricavati dei pezzetti più piccoli allungati dalle mani sapienti delle massaie, suddivisi di nuovo per poi unire le due estremità in modo da ottenere la caratteristica forma circolare, prima di essere infornati, vengono passati rigorosamente nello zucchero in modo da ottenere una velata crosticina che conferisce loro fragranza.
In ultimo vi proponiamo la nociata, realizzata con due soli ingredienti
il miele (1 kg) e le noci (1,5 kg), amalgamati all’interno di una casseruola a fuoco lento.
Quando l’impasto è abbastanza fluido viene steso sulla spianatoia con l’aiuto di un matterello, entrambi vengono inumiditi con acqua, per mantenerne la fluidità.
In seguito vengono tagliate delle strisce d’impasto ed adagiate fra due foglie di alloro. Viene scelto proprio l’alloro perché una volta bruciato nel fuoco, dopo il cenone, conferisce all’ ambiente un buon odore speziato.
Buon appetito e Buon Natale!
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