(di Patrizia Caiffa) – L’Europa – oltre che di un Ministro dell’economia – avrebbe bisogno di un “Ministro dell’umanità” incaricato di far rispettare i diritti umani e salvaguardare la dignità di tutti, soprattutto dei migranti, dei profughi in fuga da guerre e miseria che bussano alle nostre porte e si vedono chiudere le porte in faccia: oltre un milione ne sono arrivati lo scorso anno, soprattutto dalla rotta balcanica, almeno 50 mila nel solo mese di gennaio. E’ la provocatoria e costruttiva proposta del presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, che non cessa di difendere in ogni sede il valore della dignità di ogni essere umano. Ne ha scritto anche in un saggio intitolato proprio “Elogio della dignità” (Lev, 2015). Oggi ad averne più bisogno, in questa Europa sempre più fortezza e sempre più egoista, sono proprio i migranti. “Se Auschwitz è stato il cimitero dell’Europa – ci dice – oggi il cimitero dell’Europa è il Mediterraneo”.
L’Europa ha stilato la Convenzione europea per i diritti umani eppure, chiudendo le frontiere ai migranti, non rispetta le stesse regole che si è data. Qual è il suo punto di vista di costituzionalista?
L’Europa sta attraversando un fortissimo momento di crisi identitaria. Quello che sta succedendo è drammatico. Se ieri Auschwitz è stato il cimitero dell’Europa oggi il cimitero dell’Europa è il Mediterraneo. Il rifiuto dell’accoglienza dei migranti e di studiare politiche comuni europee, scaricando solo sui Paesi di frontiera la responsabilità di gestirli, come avvenuto con il Regolamento di Dublino, con la creazione di nuove frontiere interne – fili spinati, muri, sospensione di Schengen – lascia fortemente preoccupati: l’Europa sta perdendo la componente essenziale della sua identità, cioè essere nata per la pace e la libera circolazione. Ma se la libera circolazione è finalizzata solo ad una logica economica di mercato e non di rispetto dei diritti umani, non è più l’idea a cui si pensava quando si è varata la realtà europea. L’Europa dovrebbe avere un ‘Ministro dell’umanità’ oltre che un Ministro dell’economia, ed essere capace di applicare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Carta dei diritti per rispettare con la solidarietà la dignità di tutti.
La Danimarca e la Svizzera hanno annunciato la confisca dei beni dei rifugiati, altri minacciano rimpatri di massa, aumentano i muri, le recinzioni, chiudono le frontiere di Schengen. Sembra invece che l’Europa questa umanità l’abbia smarrita…
Mi domando cosa confischino, penso siano già stati derubati a sufficienza durante il viaggio. Non so quanto sia effettivo o solo propaganda. I vagoni piombati, i fili spinati e queste confische evocano scene che non dovremmo più pensare che esistano. Non si chiudono le frontiere del benessere di fronte alla fame e alla sete, di fronte ad un problema di migrazioni bibliche. La Costituzione italiana è nata con visione lungimirante per dare ospitalità non solo a chi fugge dalla guerra e dalla persecuzione, ma anche a chi fugge da un Paese dove non può esercitare la sua libertà. Ma non basta salvare in mare, bisogna accogliere ed integrare, altrimenti si generano i problemi delle banlieue francesi o dei foreign fighters. Il tema dei migranti non deve essere visto solo come emergenza o fattore di crisi ma come risorsa per un continente in crisi di demografia.
L’Italia, pur barcamenandosi tra chi fomenta l’odio allo straniero e gli “imprenditori della paura”, si rivela alla fine uno dei Paesi più accoglienti. Eppure si temporeggia ancora sull’abrogazione del reato di clandestinità…
E’ un dibattito che mi sconcerta. La stragrande maggioranza dei giuristi riconosce che è un reato inutile o addirittura dannoso perché impegna risorse, lavoro giudiziario che potrebbe essere utilizzato diversamente, impedisce di poter acquisire notizie ed elementi utili per le indagini e crea problemi: trasforma i migranti da vittime in colpevoli. Molti di noi sono convinti che non sia punibile concettualmente il diritto alla fuga dalla fame, dalla guerra, dalla miseria. Ci sono una serie di problemi tecnici legati alla condizione del migrante: non solo si punisce uno status ma anche una condotta che è espressione di un diritto fondamentale ad emigrare. La punizione è inutile, non dà effetti, crea soltanto problemi. Non abrogare questa norma solo perché l’opinione pubblica non la capisce, o non è pronta, è una giustificazione politica inaccettabile in materia di scelte penali e di fondo. Mi fa pensare ad una motivazione politica e non credo che le scelte di criminalizzazione o di depenalizzazione debbano rispondere a profili di questo tipo.