C’è in Italia un paese ideale che sogna di vivere di arte, di cultura, di stili di vita sostenibili, immerso nella natura e nella bellezza. Non solo: vuole creare un sistema economico virtuoso ed efficiente, che valorizzi le eccellenze del territorio e dia così una risposta nuova ed originale alla crisi. Un sogno che sta diventando realtà a Castelfranco di Sopra (Arezzo), uno dei borghi più belli d’Italia, nella zona toscana del Valdarno, dove si concretizza l’utopia della Fondazione Terra Franca-Il Paese che vorrei onlus, da oggi e fino al 1° ottobre in festa per l’edizione zero del Festival delle economie del terzo millennio “Conoscere per agire”, di cui b-hop è media partner.

Dietro un sogno c’è sempre prima un sognatore, e poi altri che lo seguono. In questo caso si tratta di una sognatrice: Elisa Grandis, in arte Flora, nata a Varese da una famiglia di intellettuali, ha vissuto buona parte della sua vita a Firenze, spaziando dallo studio delle lettere al lavoro di orafa, dalla gestione di un b&b a quella di un affermato ristorante bio-vegetariano. Finché, stanca di vedere la sua amata Firenze diventare “un luogo senza nessun rispetto né per gli abitanti né per i turisti”, ha deciso di mollare tutto ed inseguire una vera e propria utopia: quella del paese ideale.
Ha studiato, osservato, sperimentato diversi modelli di comunità o ecovillaggi, fino a rendersi conto che molti di questi “non funzionano bene per problemi economici ed organizzativi”. “Da lì è nata l’idea di trovare un paesino con determinate caratteristiche e iniziare a costruire qualcosa – spiega Flora Grandis a b-hop -. Poi le persone parteciperanno e daranno il proprio contributo secondo i loro tempi e modi, senza vincoli troppo stretti”.
La scelta del luogo ideale è caduta su questo borgo dell’aretino – la terra dove ha dipinto Masaccio – situato in una posizione strategica tra Firenze, Siena ed Arezzo, immerso in territori di tradizione agricola, con una piazza quadrata progettata da Arnolfo di Cambio ed altre chicche artistiche come il teatro Wanda Capodaglio (dove è in corso da stasera il Festival) e l’Abbazia di San Salvatore a Soffena. Inoltre ci sono tanti spazi da riqualificare, come botteghe vuote e capannoni dismessi. La Fondazione e l’associazione presiedute da Flora – principale finanziatrice ma da ottobre partirà una campagna di fund raising -, hanno già una ampia sede dove organizzare iniziative varie, più due ettari di terreno per orti didattici.


Tutto questo è già a disposizione dei cittadini e di chi vorrà aderire al progetto, anche andando a vivere nel borgo. Flora si è trasferita a Castelfranco da un paio d’anni ed ha un piccolo gruppo di soci fondatori e tanti sostenitori. “Sogno una economia sana e reale, fatta di natura viva, arte ed artigianato – dice -, con valori fondati sulla condivisione e non sulla competizione. Sono convinta che non ci può essere vero cambiamento se non si cambia prima dentro, prendendo coscienza dei nostri schemi. Per questo da ottobre inizieremo anche un percorso di formazione, che sarà obbligatorio per chi ci seguirà. Perché a volte si crede di lavorare per la stessa cosa ma non è così: ecco perché alcune esperienze di questo tipo non funzionano”.

Questo è un progetto “fatto da persone normali per persone normali”, precisa: Terra Franca “vuole diventare la casa di tutti, valorizzando i talenti di ciascuno: la crisi ci sta dicendo che è ora di prendere in mano la nostra vita. Non funziona più il rapporto datore di lavoro-dipendente, bisogna lavorare sulla responsabilità dell’individuo, condividendo onori e oneri”.
Il coinvolgimento degli abitanti di Castelfranco “non è facilissimo”, ammette Flora, anche se molti hanno partecipato alle varie attività proposte, come i campi estivi per i bambini o i corsi di yoga. In programma ci sono le iniziative più varie, a seconda dei talenti che ciascuno decide di mettere a frutto e condividere: “Vorremmo creare un sistema di sinergie locali in cui ogni elemento sostiene l’altro: ad esempio la produzione di verdure per il ristorante bio e poi il turismo, basandosi molto sulla qualità dell’offerta”. In uno slogan: “Distinguersi per non estinguersi”. In questo momento storico, conclude Flora, “serve cibo sano, ambiente sano, bellezza. Bisogna esser convinti di poter uscire dalla crisi e immaginare un mondo migliore”.
Come diceva infatti Walt Disney: “Se lo puoi immaginare, lo puoi fare”.
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Qui e sulla pagina di Terra Franca tutte le news sul Festival, una tre giorni gratuita (si pagano solo i 10 euro di iscrizione all’associazione) di dibattito e buone prassi con studiosi internazionali tra cui Robert Johnson, esperto statunitense in psicologia del cambiamento, il sociologo Enrico Caldari e il saggista Marco Della Luna.
Per sostenere il Festival qui la campagna di crowdfunding su Mecenup.