di Massimo Lavena – “E la chiamano estateeee questa estateeeee senza teeeee….” cantava il grande Bruno Martino. Ed eccoci a guardarci intorno e temere, con tremori al calor bianco ciò che i nostri occhi, le nostre orecchie vedono e sentono durante i mesi caldi, afosi: come sempre sono state le estati in Italia, peraltro. Come da tradizione, ecco un defatigante decalogo di consigli e riflessioni, in due parti, che potrebbe offrire qualche idea su come resistere alla grande sciatteria estiva: malattia che si propaga con una velocità extrasonica, che neanche la luce le tiene dietro e che passa attraverso corpi ed anime, con la violenza dell’afrore ascellare di una carovana di turisti in Piazza San Pietro in Vaticano, alle 14, di un qualsiasi giorno di luglio.
PRIMA PARTE – “Olezzi e vestimenta”
1) Il fazzoletto profumato. Quando la mattina state per uscire, quale sia la faccenda a cui vi affaccenderete, affaccendatevi anche a profumare bellamente un fazzoletto di candido cotone o lino. Metteteci il profumo che preferite, quello che più vi aiuterà quando, per vostra sventura, vi troverete a combattere con i miasmi fisiologici di passeggeri sudati, accaldati, olezzanti di mille e mille sfumature di puzze, sui mezzi pubblici come per strada, con cattiva cognizione dell’uso del sapone e assoluta ignoranza dell’esistenza del deodorante. Se poi, per vostre colpe ancestrali, vi doveste imbattere in un adolescente inquieto con profusione di ferormoni e testosterone, allora il fazzoletto sarà un presidio medico chirurgico salvavita.

2) Calpestate l’infradito. Che si chiami ciabattina, brasil, zuri o spacca alluce, a voi non deve importare: siete chiamati ad arruolarvi nel corpo speciale dei Marines degli “Schiaccia giapponesina”. Le vedi ovunque, soprattutto dove non dovrebbero essere: a lavoro, per strada sull’asfalto arroventato e sporco, nei musei, nelle basiliche, sui mezzi pubblici, alle prese con difficili manovre automobilistiche o spingendo pedali sfiancanti. Le senti ovunque con quell’odioso “scisciscisciac” dello sciabattare forsennato, quelle dita gonfie contratte a martelletto che sennò la giapponesina scappa, i talloni neri, uno schifo. Igiene zero, sciattume 1000. Ed al mare, dove sarebbero perfette, magari non le portano. Ed allora, fategliela pagare, ed attendete il momento opportuno per dare una rapida schiacciatina, inavvertitamente, per sbaglio o nella calca. Il portatore insano di infradito soffrirà moltissimo e forse capirà che comunque, anche d’estate, una scarpa leggera o un sandalo ti salvano le dita!

3) Al peggio non c’è mai fine. Ricordate questa massima dei nostri avi: voi credevate di aver visto tutto dopo aver visto il signore di mezza età di media statura con ventre prominente aggirarsi con i pantaloni a pinocchietto arancioni a scacchi blu, che tagliano in modo vergognoso i polpaccetti pelosetti e le gambette ossute. Ma non avevate pensato che avreste potuto incontrarlo anche con la canottiera aderente con le chiazze di sudore sub-ascellari e sulla schiena, magari con un bel logo di nota marca sportiva ad altezza torace. Bene: per la vostra splendida estate ricordate che per strada ce ne sono molti, fieri di apparire brutti, sporchi e cattivi. Sappiatelo, aspettateli e quando li vedete sorridete perché comunque alla fine la giornata terminerà.

4) Mi voglio far vedere ma non non del tutto, parte prima. Quando il gioco del vedo-non vedo diventa ostentazione forzosa ed esagerata allora parte il ragionamento: ma se vuoi che ti si guardi, perché metti il reggiseno nero sotto una camiciola trasparente che nulla lascia all’immaginazione? Magari pure di velo impalpabile o a rete a maglie larghe, con il concetto del niudluk che viene ucciso, mortificato, causando effetti contrari nel vedente rispetto a quelli sperati dall’ostentante? Davanti a certi spettacoli c’è solo una difesa: una sonora pernacchia!
5) Mi voglio far vedere ma non del tutto, parte seconda. Quando la gonnellina è corta ma proprio corta e la magliettina e striminzita ma proprio striminzita, perché passare il tempo a tirare giù la gonna ed a stirare al massimo la magliettina? Vai in giro nuda, farai sicuramente meno ridere.

SECONDA PARTE – “ARROSTI E PALETTATE”
6) Se vi trovate ad una cena tra amici ma non tutti, siate pronti e decisi nel caso che si appalesasse lui: l’esperto di barbecchiù! Colui che parlerebbe di salse, marinature, tagli di carne, coltelli, sfrigolamenti e sale del Tibet – rarissimo – anche in una cena vegana. Lasciatelo parlare, quindi esponetegli con attenzione il teorema della carbonella troppo calda: ma se la carbonella è troppo calda e la carnina si brucia e tu non te ne accorgessi, come la ricuperi la carne? Oppure domandategli se bagna i pazzi di carne nell’acqua gelata prima di cuocerli, o se usa un pennello di crine o sintetico per spalmare i succulenti lombi di triceratopo del Borneo. Ed appena lui inizierà trionfante a rispondervi, giratevi instantaneamente dall’altra parte allontanandovi e fingete di salutare qualcuno che non vedete da una vita!
7) Se sarete costretti a gustarvi le foto in presentazione automatica fatte con lo smartcoso dai vostri amici andati in vacanza “alle Mauritius”, alla decima foto spudoratamente contraffatta da energici ritocchi digitali chiedete “Scusa, ma com’era l’originale? Mi fai vedere, ma il sole era proprio proprio così rosso?” Lo stesso potete scriverlo se vi riempie la bacheca di voltotomo o cinguettino.
8) Quando al cinema all’aperto avete a fianco una coppia che avrebbe preferito vedere “Fantastica Moana” mentre voi vorreste semplicemente gustarvi un bel film e goder di un po’ di frescura, al momento culminante giratevi e dite a voce non troppo alta ma comprensibile “Oh, bello vero? oh scusa, ma non sei Gianpierfausto… no prego continuate continuate… ehhh ma è un bel film sai, cosa vi state perdendo….”.
9) Quando siete al parco, al mare, in montagna, nella città d’arte, e davanti ad una meraviglia della natura o un capolavoro della pittura o della scultura immortali, e vedete qualcuno che smanetta sul cellulare impassibile a tanta ineffabile meraviglia, siete autorizzati a fargli lo sgambetto, o ad assoldare una banda di pericolosi guerrieri dell’era di Conan il Cimmero!

10) Non abbiate pietà di allontanare il bimbo petulante o il cagnolino scavante, mentre siete bel belli a soleggiarvi su una spiaggia o in piscina. E se il bimbo vi dovesse gettare la sabbia addosso, o tirare la paletta del secchiello, o se il cagnolino in libertà dovesse segnare il suo territorio intorno a voi, non abbiate paura: potete fare anche voi la stessa cosa. Ai genitori o al padrone. E se vi dovessero rispondere: “Ma è un bambino” o peggio “è buonissimo non fa male a nessuno”, allora sentitevi autorizzati a fare lo stesso. Diteglielo “Mi scusi, allora posso chiamare mio figlio e dirgli di gettarvi addosso una palettata di alghe, paletta compresa?” oppure “Mi scusi, allora siccome è buonissimo posso far venire il mio Drago di Komodo a segnare il suo territorio intorno a voi?”
La sciatteria è un morbo subdolo, si propaga per emulazione di forti dosi di ignoranza, buzzurrite, presunzione. Sopravviverle è un atto di fede: col sorriso, con una sana risata, con un grande respiro d’aria fresca e, mi raccomando, sempre con un fazzoletto profumato in tasca!