di Agnese Malatesta – Ghiath Rammo è un curdo siriano, in Italia dal 2012. Un archeologo che ora nel nostro paese lavora nella comunicazione web attenta ai temi sociali, in particolare a quelli dell’integrazione. Ed è nel nostro paese che ha imparato il mestiere.
Ghiath, laureato ad Aleppo, 37 anni, sposato con una collega italiana, è infatti una delle 162 persone introdotte al giornalismo sociale e alla comunicazione interculturale dal settimanale online ‘Piuculture’ che quest’anno compie dieci anni di attività.
Un giornale-laboratorio che accoglie e forma a questo tipo di informazione italiani e stranieri, collegato all’omonima associazione di volontariato – attiva già dal 2009 nell’inclusione a scuola e sul territorio degli stranieri presenti nel II municipio di Roma – con la convinzione che la comunicazione è un mezzo per promuovere una società pluralista e multiculturale.
In questa redazione si sono finora alternati, come volontari, 56 redattori; di questi, 14 sono diventati pubblicisti.

Ghiath è uno dei primi stranieri ad essere stato formato al giornalismo sociale da ‘Piuculture’ con il quale collabora sui temi relativi alla cultura araba e curda; lavora poi per un’agenzia di web marketing e organizza visite guidate a Roma in lingua araba.
L’interesse per il giornalismo sociale – spiega in un italiano perfetto a B-Hop magazine – “nasce perché sono convinto che può rispondere a bisogni di vita, può
dare voce alle persone emarginate e focalizzare l’attenzione su una parte della società che raramente viene ascoltata e ne favorisce la sua conoscenza. Può quindi dare un contributo ad un migliore vivere sociale”.
Il giornalismo sociale, sottolinea Ghiath, ha anche un ruolo importantissimo per gli stranieri che è l’informazione di servizio: “le nostre notizie sono spesso occasione per soluzioni a problemi quotidiani”. Lui stesso era uno degli stranieri che consultava regolarmente il sito di ‘Piuculture’ ed è lì che è venuto a conoscenza del corso di giornalismo.
Questa è stata una tappa importante per la sua vita, tanto da permettergli di contribuire – apprese le tecniche della scrittura e del giornalismo sociale – a ciò che lui sente come mission: l’integrazione sociale.
Il suo sguardo d’azione è per la multiculturalità: “attraverso questo spazio redazionale ho conosciuto tante realtà straniere a Roma, ho modo di confrontarmi con i colleghi sia sul piano professionale che culturale. E’ nato un dialogo con loro. Ciò che cerco di fare in questo lavoro è di non seguire il trend del momento, la moda mediatica.
Nel raccontare e nello scrivere cerco di andare oltre senza cedere alla spettacolarizzazione e alla banalizzazione”.
La sua attenzione è concentrata “all’interno di una comunità, ad un aspetto da approfondire e poco conosciuto. Mi interessano i piccoli pensieri, insomma la microcultura”.

“Credo – aggiunge – che non ci si debba dimenticare da dove veniamo ma che vanno rispettate le leggi del paese in cui si vive, e dove si sceglie di stare. Fra appartenenza ed integrazione, scelgo quest’ultima. E’ necessario avere un’apertura reciproca fra persone. Ecco che la comunicazione contribuisce a questo scambio positivo di vita in comune”.
Per Ghiath, “due culture sono un’opportunità.
Se c’è rapporto e dialogo fra persone di nazionalità diverse, tutto il resto diventa molto facile”.