di Kenji Albani – A Roma c’è una casa fatta di tante case, che accoglie e aiuta donne sole e con bambini o maltrattate, persone con problemi di tossicodipendenti o migranti. E’ Casa Rifugio Sant’Anna, una onlus fondata vent’anni fa da don Vittorio Bernardi.
“L’obiettivo della onlus – spiega don Vittorio a B-Hop magazine – consiste nell’aiutare gli ospiti a ‘ripartire’ in autonomia innanzitutto lavorando sulla salute e il benessere interiore e poi sostenendoli nella ricerca di un lavoro adeguato” risponde don Vittorio. – Ognuno di loro è un testimone del sostegno della onlus verso i bisognosi e che, nonostante le difficoltà, aiutano a portare avanti questo speciale progetto d’amore”.
“La onlus è nata vent’anni fa, il 5 giugno 2002 – spiega don Vittorio –. Un ristretto gruppo di amici con a capo un sacerdote provò a lavorare su un progetto di accoglienza a lungo raggio aiutando delle mamme sole con bambini piccoli”.
Il lavoro era iniziato molto tempo prima: nel 1989, don Vittorio (che all’epoca era viceparroco della chiesa di San Giovanni Battista De Rossi) aveva già iniziato a lavorare con i giovani tossicodipendenti e le donne maltrattate dai propri partners.
Nel 1997 don Vittorio fu nominato parroco della chiesa Santi Simone e Giuda Taddeo nel quartiere periferico e difficile di Torre Angela. La parrocchia diventò un punto di riferimento. Per esempio, il centro d’ascolto parrocchiale dal 1998 al 2006 ricevette tremila richieste d’aiuto di ogni tipo. Da qui, l’idea di fondare una organizzazione non lucrativa di utilità sociale per non gravare sulle finanze della parrocchia.
“Il motivo del nome deriva dal fatto che Sant’Anna è la patrona delle mamme in dolce attesa e verso di lei c’è una devozione popolare smisurata essendo la nonna di Gesù Cristo – continua don Vittorio -. La sua lettera fu letta e diffusa in tutta la comunità pastorale. Invece il termine ‘Casa’ è perché non si voleva che la onlus fosse un ospizio anonimo, ma un luogo semplice in cui trovare accoglienza con un progetto personalizzato per ogni ospite”.

Così la onlus diede una mano alle donne in difficoltà dandogli uno spazio d’ascolto ma anche con semplici gesti come il dono di un pacco di viveri, il consiglio di rivolgersi a un avvocato o a un pediatra o i soldi per pagare una bolletta.
In seguito la onlus aiutò i giovani finiti nel tunnel della droga e si appoggiò al Centro Italiano di Solidarietà (Ceis) fondato da don Mario Picchi oltre che alla onlus umbra Comunità Incontro. Fra la nascente Casa Rifugio Sant’Anna e il Ceis ci fu un sodalizio, soprattutto con la struttura Koiné specializzata nell’aiutare i giovanissimi.
In seguito ci si occupò dei migranti conosciuti nei vari luoghi di degrado, disagio e abbandono della capitale, in contatto con Medici Senza Frontiere.
Nel 2004 la onlus ha acquistato un fienile fatiscente sulla via Casilina e nel 2015, dopo lunghi lavori, diventa ‘Casa Maria Luisa’ per mamme con bambini in tenera età.
Nel 2005 sono state aperte Casa San Giovanni e Casa San Giuseppe, in seguito Casa Annalena (nome scelto per ricordare la missionaria laica Annalena Tonelli, martire in Somalia nel 2003), poi Casa San Francesco e infine Casa San Marco.
Dal 2006 la onlus ha uno studio d’arte che serve per l’arte-terapia del progetto ‘Sorella Luna’, che si rivolge a donne che hanno bisogno di coltivare la fiducia in se stesse.
Ad oggi sono sei le strutture di Casa Rifugio Sant’Anna, ciascuna che può ospitare un massimo di trentotto ospiti adulti. La peculiarità di Casa Rifugio Sant’Anna è che si mantiene solamente grazie al cinque per mille di amici, soci, volontari, benefattori ed ex ospiti.
A Don Vittorio preme spiegare un progetto della onlus: il ‘Progetto Betlemme’ o ‘Casa del Pane’. “È la creazione di una scuola popolare gratuita che insegna l’arte delle Tre P o ‘l’Oro bianco’, cioè fare il pane, la pasta e la pizza, così che gli ospiti siano aiutati a inserirsi in questo specifico settore del mondo del lavoro”.