di Agnese Malatesta – Ferragosto ambientalista sulla Riviera romagnola. Centinaia di bagnanti hanno aderito al flashmob #BastaPlasticainMare per richiamare l’attenzione sulla necessità di ridurre l’uso della plastica. I bagnanti erano stati invitati a mostrare sul bagnasciuga, alle ore 12 in punto, un oggetto di plastica in mano e gridare ‘Basta plastica in mare’.
Palette, pinne, secchielli sono stati sventolati da tante persone che hanno così scelto di dare un segnale di pubblico impegno civile ed ambientalista in una giornata solitamente dedicata in spiaggia allo svago e al divertimento.
L’evento è stato organizzato dall’associazione Basta Plastica in Mare, un network nato a Rimini per promuovere ricerca e innovazione, ridurre l’uso della plastica e prevenirne la dispersione.

L’annuncio del flashmob era partito una settimana prima di Ferragosto dalla storica Publiphono, il famoso altoparlante nato per ritrovare i bambini che si perdono in spiaggia e diffuso lungo tutta la Riviera. Una voce invitava, appunto, gli ospiti delle spiagge ad unirsi a mezzogiorno del 15 agosto ad
un vero e proprio grido di dolore per l’Adriatico, consapevoli che la plastica sta producendo un disastro ecologico e sollecitando comportamenti più rispettosi dell’ambiente.
I bagnanti hanno gradito questa iniziativa ed hanno partecipato numerosi. Solo al Bagno 26 di Marina Centro di Rimini erano oltre un centinaio le persone con oggetti in mano; accanto a loro la presidente dell’associazione Basta Plastica in Mare, Manuela Fabbri, l‘assessora all’ambiente di Rimini, Anna Montini, e il Bagnino d’Italia, Gabriele Pagliarani.
“Abbiamo pensato – ha affermato la presidente Manuela Fabbri – che occorresse una testimonianza corale a Ferragosto. Il mare è un bene comune di enorme importanza nell’ecosistema che ha bisogno di essere difeso e protetto, per il quale ognuno è chiamato a fare la propria parte”.
Fabbri ha ricordato che la microplastica gettata nei mari e negli oceani diventa plancton e alimenta la fauna marina, entra in un ciclo che danneggia l’ambiente.

La raccolta e il riciclo non sembrano più essere una soluzione: “occorre immediatamente un’inversione di tendenza per modello di produzione e consumo, riducendone drasticamente l’uso”.