di Patrizia Caiffa – Le mura che accolgono famiglie e giovani rifugiati diventano porta verso l’integrazione e l’autonomia ed opere di street art.
E’ una sorta di museo a cielo aperto dedicato all’arte urbana sulle migrazioni l’iniziativa intrapresa in questo periodo da Casa Scalabrini 634 a Roma, attiva dal 2015 e promossa dall’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (Ascs).
Casa Scalabrini 634 (dal numero del civico della via Casilina) è una palazzina primo ‘900 con un ampio giardino e bei terrazzi all’incrocio tra i quartieri romani di Tor Pignattara e Centocelle. Prima era un ex seminario degli Scalabriniani.
Nata nel 2015, la casa ha l’obiettivo di favorire l’integrazione e l’interazione tra rifugiati, migranti e comunità locale.
Un modo per aiutare ad uscire le persone da quella “zona grigia” in cui cadono una volta usciti dai centri e ottenuto lo status di rifugiato (o altre forme di protezione internazionale).
Molti rimangono infatti abbandonati a se stessi, in strada o in alloggi precari. Non trovano lavoro o nessuno affitta loro una casa o una stanza.
Così rischiano di nascere situazioni di emarginazione o tensioni con la comunità che accoglie. Inoltre non è sempre facile uscire da una gestione assistenzialista della propria vita, visti i tempi lunghi per l’esame della domanda di asilo e relativa permanenza nei centri.
In media 1/2 anni, ma c’è chi è rimasto anche 7 anni, per via dei ricorsi dopo il diniego.

Per favorire ancora di più il dialogo con i cittadini romani oggi Casa Scalabrini 634 diventa un Museo di arte urbana sulle migrazioni, il M.a.u.mi, un’iniziativa dell’Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros, in collaborazione con l’Ascs e la Fondazione Centro studi emigrazione di Roma (Cser), che ha curato la scelta delle immagini.
Il progetto prevede la realizzazione sul muro del giardino di Casa Scalabrini 634 di 10 opere di street art che racconteranno le migrazioni a Roma.
I primi cinque “muri” saranno dedicati alla dimensione del sacro a Roma, dal cristianesimo delle origini fino alle figure di Sant’Elena e Costantino. Sono a firma degli artisti Nicola Verlato, David “Diavù” Vecchiato, Mr. Klevra, Croma e Mosa One.
Da settembre saranno realizzati i restanti “muri”, che rappresenteranno il periodo moderno e contemporaneo di Roma e Roma Est.
Al termine del processo, M.a.u.mi sarà un vero e proprio museo, uno spazio pubblico aperto alla cittadinanza, luogo di bellezza per gli ospiti della casa, per il quartiere e per la città.

In 7 anni Casa Scalabrini 634 ha accolto 250 famiglie e giovani rifugiati. L’obiettivo è accompagnarli nel percorso di integrazione sociale ed economica e rendere possibile il passaggio dalla vita comunitaria dei centri di accoglienza alla piena autonomia.
Da oltre un secolo i Missionari Scalabriniani sono a servizio dei migranti e dei rifugiati in 33 nazioni. Ad ottobre 2022 Papa Francesco proclamerà santo il fondatore della Congregazione Giovanni Battista Scalabrini, considerato il “padre dei migranti”.