(di Margherita Vetrano) – Il concerto dei Pearl Jam allo stadio Olimpico di Roma il 26 giugno è stato un grande spettacolo.

Dopo la tensione dei giorni precedenti, dovuta alla cancellazione della data londinese, in seguito ad una raucedine del frontman, dopo il successo delle date di Milano e Padova, allo stadio Olimpico è confluita una grande folla variegata: dal tatuato al bon-ton, dall’adolescente all’uomo maturo, sono arrivati tutti puntuali ad acclamare Eddie Vedder e compagni, per assistere ad oltre due ore di musica pura.
Molti i brani in scaletta; dal celeberrimo “Can’t deny me” a “Wishlist”, da “Do the revolution” a “Given to fly”, passando per “Pilate”, “Corduroy” ed “Even flow”. Il pubblico ha gradito molto anche le cover: da “Again today” (Brandi Carlile), “”Interstellar Overdrive” (Pink Floyd) ed “Eruption” (Van Halen).
Sul primo bis, la cover di “Imagine” è stata dedicata ai migranti: “Aprite i porti!” è stato il messaggio di pace che ha scatenato la folla, in un’ovazione che si è fermata solo quando si sono spente le luci.
In questa tarda serata di giugno, nell’aria fresca della sera, la musica dei Pearl Jam si è levata alta, come una colonna d’energia dall’enorme palco nero, animato sui grandi schermi da una regia stupefacente.
Gli strumenti si sono fusi in un unico elemento intorno alla voce solista, ora malinconica, ora potente, per creare un’alchimia unica, che ricorda i grandi elementi naturali: Pearl Jam non è musica ma un vento caldo e potente che tocca tutte le tonalità, in un’orgia di suono che tiene alto il ritmo del cuore e dello spirito.
Un grande gruppo, un grande spettacolo.