“La plastica è lo scarto più fastidioso da smaltire; questo vuoto a perdere Refugee ScART lo trasforma in un pieno a rendere, a rendere qualcosa per il reddito dei rifugiati e anche qualche cosa per la nostra vita”. Con questo appello appassionato Erri De Luca descriveva l’opera di Refugee Scart, un laboratorio di recupero di plastica riciclata che coinvolge i rifugiati: producono nuovi oggetti e arte partendo da questa materia prima.
Un progetto umanitario della Fondazione Spiral onlus nato a Roma nel 2011, grazie all’intraprendenza di Marichia Arese:
“Vidi un servizio televisivo in cui mostrarono l’arrivo di cinquemila persone a Lampedusa – racconta a b-hop -. Sullo sfondo si vedeva molta plasticaccia che era andata creandosi dopo gli sbarchi. La definirono la collina della vergogna; decisi di aiutare questi ragazzi insegnando loro a realizzare oggetti utili ed allegri, riciclando proprio quella plastica, per aiutarli ad avere un loro reddito”.
L’idea di Marichia piacque all’allora portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per Rifugiati (Unhcr) Laura Boldrini, oggi presidente della Camera dei deputati, che grazie anche all’aiuto di Padre Giovanni La Manna, già presidente del Centro Astalli, gli offrirono in comodato gratuito uno spazio per allestire un piccolo laboratorio: prima alla Stazione Termini, poi dietro alla Sagrestia della Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale e poi all’AMA in piazza dei Caduti della Montagnola.

In quello stesso autunno arrivò anche il patrocinio dell’Unhcr-Sud Europa. Dal 2011 ad oggi è stata riciclata una media di 250kg di plastica al mese, consentendo agli artigiani di mantenere se stessi e le famiglie lontane e di fare donazioni ad altre associazioni, fra le quali Emergency.
I richiedenti asilo che hanno partecipato al progetto o che ancora ne fanno parte, provengono da Guinea Conakry, Ghana, Gambia, Burkina Faso, Senegal, Nigeria, Mali. In attesa del permesso di soggiorno si impegnano nel laboratorio. Gli oggetti vengono utilizzati come gadgets per convegni, seminari, regali aziendali, personalizzandoli con il logo dei clienti.
Attraverso Refugee ScART il rifugiato esce da una condizione di anonimato ed isolamento, divenendo parte di un gruppo, acquisendo un senso di appartenenza e di identità positiva che lo fortifica ed incoraggia nel proprio percorso d’integrazione; si genera micro-reddito nell’attesa di ottenere la documentazione necessaria e le opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro. Inoltre si contribuisce ad una sostanziale quota di recupero di materie plastiche difficilmente smaltibili.
In questo progetto Marichia è affiancata da altre persone che lavorano come volontari: Helga Bacher, Rita Ricci, Piero Caprioli, Antonella Tarricone.
“Refugee Scart nasce come progetto pilota. Il nostro obiettivo è donarlo all’amministrazione di un capoluogo di provincia, che insieme a oneste cooperative sul territorio, vogliano espanderlo a beneficio di molti”.
Info: refugeescart.spiral@gmail.com
Pagina FB: www.facebook.com/spiralfoundation