di Jaala Piloni – A Tupã, cittadina brasiliana di circa 64 mila abitanti nello Stato di San Paolo, da venti anni una comunità di suore, della “Congregazione das irmãs dos Pobres de Santa”, si prende cura di bambini bisognosi.
Con generosità ed altruismo, insegnano a questi bambini numerose attività ludiche, come la capoeira, il canto, la musica, l’arte; oltre a fornire loro nozioni di igiene personale ed educazione ambientale. L’istituto in cui operano queste suore si chiama “Lar Santo Antônio” (“lar” vuol dire “casa” in portoghese) ed ha un passato storico importante, emblematico: è stato un orfanotrofio ed ha accolto, dal 1946 ragazze e bambine sole ed abbandonate.
Chi ha avuto modo di conoscere la comunità di suore di “Lar Santo Antônio”, di documentarne il lavoro, apprezzandone l’altruismo, sa l’importanza che riveste per la città di Tupã.

L’istituto “Lar Santo Antônio” nasce quindi come orfanotrofio, fondato nel 1946 da un giudice, Antônio Rodrigues Porto.
Il suo scopo era di accogliere brasiliane povere, orfane o abbandonate per strada.
In seguito, anche con l’aiuto di volontari della città, la popolazione di Tupã è accogliente e generosa, l’orfanotrofio si è ingrandito e ha ricevuto il nome “Orfanotrófio Santo Antônio”.
Chi erano e cosa facevano le ragazze ospitate qui? Le suore le facevano studiare. La maggior parte di loro proveniva da situazioni estremamente difficili; c’era chi era stata stuprata dal padre, chi era stata disprezzata da madri gelose perché i mariti le abusavano, chi non aveva casa né cibo.
A far entrare queste giovani brasiliane nell’orfanotrofio era lo Stato quando veniva a conoscenza dei casi. Molte provenivano da grandi città del Brasile, come San Paolo.
Per queste ragazze era difficile adattarsi al nuovo ambiente, alle regole, sebbene fosse un luogo più sicuro e confortevole del loro vissuto.
Si trattava, infatti, di ragazze che per anni avevano vissuto e sopportato orrori così profondi che preferivano scappare, anche arrampicandosi sugli alberi di mango del giardino, pur di tornare alla vita precedente.
Le attenzioni delle suore apparivano più dolorose delle sofferenze che avevano passato. Ma le suore impedivano questa fuga e spesso sono state fisicamente aggredite.
Il fondatore dell’orfanotrofio, la moglie e le suore cercarono quindi, riuscendoci, metodi educativi più efficaci, adeguati alle esigenze delle ragazze, con l’obiettivo di farle arrivare alla maggiore età e permettere loro di volare con le proprie ali senza bisogno di ricercare il passato.

Intanto, l’istituto cresceva, si ampliava e si arricchiva di nuovi comfort e stanze; aumentava anche il numero delle ragazze e delle bambine accolte. Nel 1963, l’istituto prende un nuovo nome, “Lar Santo Antônio”.
Nel 1997, l’orfanotrofio chiude. Ma grazie all’educazione e alla tenacia delle suore, molte delle ragazze accolte sono riuscite a trovare la loro strada.
Oggi sono donne adulte, svolgono lavori umili ma onesti. Per le suore vederle crescere ed integrarsi nella vita sociale è stato molto significativo.
L’istituto riprende vita dopo qualche anno, per iniziativa della “Fondazione Abrinq”, un’ organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di promuovere la difesa dei bambini.
Nel 2002 prende definitivamente il nome di “Lar Santo Antônio” e le suore cominciano a lavorare con i bambini.
La traccia di quello che è stato il suo passato si trova in un museo, all’interno dell’istituto, che raccoglie gli oggetti di quell’epoca.
In città, oggi “Lar Santo Antônio” è considerato un luogo sicuro dove i piccoli possono imparare cose buone e costruttive per la vita.
Ma c’è un problema con le risorse: benché la Congregazione sia riconosciuta dal governo, vive di donazioni, il paese ha pochi fondi per sostenerla. Andrebbe aiutata.
Aiutaci a migliorare B-hop! Compila il questionario per i lettori entro il 15 febbraio 2022 cliccando a questo link:
https://forms.gle/zEFEBqG7YqrfgnHG9
Grazie, il tuo parere è prezioso.