di Margherita Vetrano – Quando la vita si interrompe, quando un nostro caro ci lascia per sempre, come parlarne ai bambini? Come aiutarli a superare questo momento? Come si spiega il dolore ai bambini?
Gli adulti hanno risorse dettate dall’esperienza e dalla capacità di elaborazione del lutto ma nei piccoli cosa accade?
Com’è possibile sollevarli da una perdita che in alcuni casi può sembrare inaccettabile?
Immaginare i piccoli davanti ad una prova così grande può lasciare inermi, spiazzati, divisi tra il dolore di non poterli sottrarre e la difficoltà di guidarli.
Si vorrebbe riuscire a proteggerli sempre, anche dalla perdita di una persona cara ma è possibile?
Come si spiega il dolore ai bambini?
L’attuale approccio pedagogico ci insegna che è possibile parlare loro di qualsiasi argomento purché lo si faccia con sincerità e adeguatamente alle loro capacità di comprensione.
I bambini hanno molte più risorse di quanto si possa immaginare e possono essere guidati attraverso quest’esperienza in modo costruttivo.
Ma il compito può risultare gravoso per gli adulti, soprattutto quando coinvolti in prima persona, già impegnati in un dolore troppo grande.
“Non neghiamo i sentimenti dei bambini, spieghiamo loro ogni cosa e ascoltiamoli”, dice a B-hop magazine Mascia Simone, psicologa e psicoterapeuta, madre di due bambine.
L’ascolto dunque è il primo passaggio necessario.
Come sempre.

I bambini sono spaventati da ciò che non conoscono, per questo dobbiamo spiegare con sincerità quanto sta accadendo intorno a loro. Hanno il diritto di esprimere dolore e sofferenza.
A volte riescono a gestirli meglio degli adulti.
“Il bambino dovrebbe partecipare anche al funerale. Lo aiuterebbe a capire la situazione e si sentirebbe importante”, prosegue la psicoterapeuta: “Cerchiamo di comunicare la morte nel modo più onesto possibile senza aver paura di ferirlo, anche quando questa coinvolge gli affetti più stretti”.
Il bambino farà i conti con le sue emozioni avendo tutti gli strumenti per farlo, grazie anche all’aiuto rassicurante di un adulto che lo ascolti e lo stimoli ad esprimere e condividere i suoi sentimenti, senza proteggerlo con la negazione.
“La morte non è un tabù ma fa parte del ciclo vitale e, per quanto difficile può essere comunicata, spiegata ed accettata anche a e dai piccoli”.
Ma quando è l’adulto di riferimento ad essere piegato dal dolore? Si può non essere pronti ad elaborare un lutto soprattutto quando improvviso o sopraggiunto in maniera repentina dopo il recupero da una malattia?

La soluzione può essere nella condivisione e nella partecipazione empatica al proprio dolore.
Mostrandosi nella sua fragilità composta, il genitore può aiutare il bambino ad accettare anche il suo, in condivisione con mamma o con papà.
Stringersi intorno al proprio nucleo, senza chiudersi né escludere i piccoli ma anzi offrendo loro un ruolo partecipe del momento difficile non li porrà davanti ad obiettivi irraggiungibili.
Percepire il genitore “umano e fragile” potrà aiutarlo ad una migliore identificazione ed accettazione, purché si trasmetta serenità.
La resilienza percepita potrà essere di stimolo al bambino per trovare la forza di ripartire e costruire un nuovo segmento di vita in cui custodire la perdita nel ricordo e nella memoria emotiva, con la consapevolezza che nessuno potrà più separarli.
Insieme, gli ostacoli, si superano meglio.
***
Questo articolo e tutti gli articoli pubblicati da B-hop magazine sono originali e tutelati dal diritto d’autore. Per chiedere l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti su altri siti o blog, riproduzione in qualsivoglia forma o sintesi, contattare info@b-hop.it e citare l’autore con link alla fonte.
- Se sei arrivato fino in fondo e ti è piaciuto questo articolo….
- Oppure puoi fare una donazione via PayPal all’associazione di promozione sociale B-hop semplicemente cliccando su questo link: https://www.paypal.me/bhopmagazine