(di Patrizia Caiffa) – Una mappatura della lingua siciliana contattando i “parlanti” tramite le nuove tecnologie e i telefonini. Un Atlante interattivo on line dove si potranno ascoltare frasi e parole in siciliano. Video e strumenti didattici per i discendenti degli emigrati siciliani che desiderano ritrovare in questo modo le proprie radici. Consulenza linguistica per commercianti e imprenditori. E’ l’innovativo e ambizioso progetto per salvare la lingua siciliana (guai a dire “dialetto”) di un gruppo di giovani studenti, ricercatori e docenti dell’associazione “Cadèmia Siciliana”.
Proprio nei giorni scorsi la giunta siciliana ha annunciato che dal prossimo anno sarà introdotto nei programmi scolastici lo studio della storia della Sicilia e della sua lingua, parlata da almeno 4 milioni e 700 mila persone.
In realtà già nel 2011 la Regione Sicilia ha approvato una legge in merito, integrando la lingua con i normali insegnamenti curriculari. Ma la legge non viene applicata per mancanza di stanziamenti adeguati. La Sicilia è finora l’unica regione a statuto speciale in Europa che non riconosce la propria lingua, nonostante sia una delle più vive.
Tra gli ideatori della mappatura c’è uno studente palermitano che studia Lingue a Parma e l’anno prossimo si trasferirà a Bologna nella facoltà di Scienze linguistiche. Salvatore Matteo Baiamonte ha solo 21 anni ma è già molto competente in materia. E ha le idee chiare sul grande progetto che sta portando avanti tramite l’associazione che ha fondato due anni fa insieme ad un amico, suscitando grande interesse.
La loro mission: “ricerca, educazione e attivismo in, su e per la lingua siciliana”. Sono tutti volontari e si finanziano con donazioni private. La sede è negli Usa e a breve ne apriranno una a Trapani. La mappatura coinvolgerà in Sicilia tra le 2000 e le 3000 persone. Baiamonte ne ha parlato in anteprima con b-hop.

Perché una nuova mappatura della lingua siciliana?
E’ importante osservare la situazione attuale dei dialetti siciliani per vedere come stanno evolvendo le cose. L’ultima e più completa mappatura è del ’78 ma in 40 anni le isoglosse possono essersi mosse, i fenomeni ristretti o ampliati. All’inizio pensavamo di fare la mappatura solo per la Sicilia e gli arcipelaghi satelliti poi abbiamo esteso anche ad alcune zone della Calabria e del Salento. C’è la corrente purista che vorrebbe eliminare tutti gli italianismi o le parole di altre lingue e la corrente descrittivista che osserva la lingua per come è adesso. Se una parola non è più usata perché sostituita da italianismo o francesismo c’è poco da fare. Oppure la parola presa in prestito si affianca e arricchisce il sistema. Per fare un esempio: “giallo” venivo detto inizialmente giarnu, poi in siciliano è entrato italianismo giallu, ora nel sistema abbiamo entrambe. Solo che giarnu ha cambiato significato e indica l’aggettivo pallido. Quindi esiste ma si è arricchito. Noi valutiamo le relazioni con l’italiano e dove possiamo agire per restaurare un po’ la situazione. Non è raro che parole vengano sostituite da neologismi inutili, perché la lingua ce li ha già, come nell’italiano location al posto di luogo che già esiste, quindi location è ridondante.
Un lavoro enorme: come lo svolgerete?
Invece di andare direttamente tra i parlanti stiamo sviluppando mezzi tecnologici per raccogliere dati a distanza e riuscire ad elaborarli a velocità maggiore. Ad esempio, chiediamo ad una persona di dire una certa frase in un dialetto, quando le paragoniamo riusciamo a renderci conto dell’espansione dei fenomeni. Stiamo pensando o ad una app per cellulari o qualcosa legato ad un dispositivo elettronico che abbiamo sempre a disposizione, in modo che il parlante ci mandi un dato audio. Stiamo testando varie opzioni, anche per non farci intasare il data base (ad esempio da parolacce). Servono fonti di dati organizzate. Non è facile.
Ora cosa state facendo?
Al momento stiamo operando sullo scritto, tutte le lingue hanno bisogno di una versione scritta che sia stabile. In Sicilia abbiamo una situazione linguistica abbastanza fortunata, sebbene ci siano varie differenze tra i vari dialetti la comprensione reciproca è alta tra zone. Uno standard scritto le dà rilievo sul piano nazionale e internazionale.

Come è strutturata la vostra ricerca scientifica?
Questo tipo di ricerche coinvolgono tutti gli aspetti della lingua che è fatta di parole, di suoni, di morfosintassi, di strutture particolari, di generi diversi di parole, ecc. Ad esempio nel messinese non usano l’infinito ma dicono voglio mi manciu anziché voglio mangiare che ha valore finale o causale. Il messinese conserva molto certe caratteristiche, come il modo condizionale che nel resto dell’isola si è estinto. La mappatura coinvolge tutti gli aspetti della lingua anche per capire come l’italiano influisce su di essa.
Come si fa a prendere in esame tutte le parole di una lingua?
Si, è un lavoro immenso. Ad un certo punto servirà anche un vocabolario che non sia solo di tipo descrittivo. Sebbene osservare la lingua è importante non ci limitiamo a descriverla ma più o meno a indirizzarla in qualche modo.
Tutto questo lavoro in cosa confluirà?
Abbiamo tanti progetti in cantiere: un Atlante interattivo on line, dove si potrà selezionare una certa frase e parola per sentire come si pronuncia e questo aiuterà i discenti ad imparare la lingua reale; materiali didattici per discendenti di emigrati italiani che ci chiedono di conoscere la lingua siciliana; una grammatica, esercizi, un atlante cartaceo con le mappe dei vari fenomeni, pubblicazioni varie.

Sul vostro sito offrite anche supporto linguistico per attività commerciali: di che si tratta?
Sì, la lingua vive se viene usata. Noi puntiamo al bilinguismo. Abbiamo messo a disposizione dei commercianti questo servizio a offerta libera, offrendo un supporto per le etichette dei prodotti, i menù dei ristoranti. Utilizziamo le eventuali donazioni per creare materiali video di grammatica, lessico. La comunicazione visiva è importante per avere buoni effetti.
Vedremo presto la lingua siciliana nelle scuole?
Nel 2011 la Regione Sicilia ha approvato una legge in merito, integrando la lingua con i normali insegnamenti curriculari, spiegando ad esempio il lessico arrivato con gli arabi o con i normanni. Purtroppo i fondi non sono abbastanza e la legge non viene applicata, a parte qualche corso extracurriculare. Speriamo che nei prossimi anni si riuscirà ad avere maggiore consapevolezza.
Lo scrittore Andrea Camilleri sa del vostro progetto?
No, anzi, grazie del suggerimento, magari lo contatteremo. Ma precisiamo: il suo linguaggio è un italiano dal sapore siciliano, non è il vero siciliano. E’ vero che la lingua la usano gli scrittori ma gli scrittori non sono scienziati nel campo. Comunque, sebbene non sia vero siciliano, l’uso dell’arte sortisce sempre buoni effetti.
Info: il gruppo Facebook; il sito Cadèmiasiciliana.org