A vicolo del Campanile, a Borgo Pio, nel quartiere più papalino di Roma, il 19 ottobre appare un murale che ritrae Papa Francesco in piedi su una scaletta, che gioca a tris e vince con il segno della pace. Una guardia svizzera controlla che non arrivi nessuno. Grande la gioia dei romani sui social, appena appresa la notizia. Ma è stata una storia breve.
E’ dell’artista romano Mauro Pallotta, in arte Maupal, che non è nuovo a queste imprese a tema pontificio. E’ suo anche il SuperPope comparso in via Plauto nel 2014, poi cancellato, ma che contribuì a dargli una ulteriore notorietà, tanto che Papa Bergoglio aveva voluto incontrarlo e ringraziarlo. L’immagine fu usata anche durante la Giornata mondiale della gioventù a Cracovia, a luglio.
Certo, prima di realizzare un’opera di street art normalmente si chiede il permesso ai proprietari dell’edificio. L’artista sarà sicuramente bene al corrente del rischio che sia cancellato, ma avrà scelto furbescamente di cavalcare il marketing, sacrificando le fatiche di una notte a scopo di visibilità. Il punto però è un altro.

Come allora, anche stavolta, la solerzia del Comune di Roma nel cancellare questa nuova opera nell’arco di nemmeno tre ore ha stupito i suoi rassegnati e irritati concittadini, abituati da un paio di decenni a convivere sempre di più con immondizia, buche stradali, traffico intasato dai mastodontici bus e open bus di pellegrini e turisti low cost.
Tutto ciò mentre si assiste impotenti alla lenta e inesorabile agonia del centro storico e dei quartieri più belli di Roma, divenuti un ricettacolo informe, sciatto e piatto di paninoteche, negozietti di souvenir o alimentari, cartelloni con menù turistici a 10 euro e venditori di cibo spazzatura. Tutto ciò grazie a chi, nelle amministrazioni, dovrebbe a dir poco vigilare sulle licenze commerciali e il decoro della città.
Ma ci sono delle eccezioni: ecco l’efficientissimo servizio dell’Ama, l’azienda municipalizzata incaricata di raccogliere (poco e male) i rifiuti a Roma, al lavoro, in questa occasione.

Detto, fatto. Sui social dei romani si è scatenata subito la protesta contro la rimozione di un’opera d’arte bella e divertente di cui non si è voluto riconoscere e preservare la bellezza, sulla scia del dirompente contributo che sta dando la street art a molti quartieri popolari della capitale (Testaccio, Garbatella, Tor Pignattara, Tor Marancia, Primavalle), trasformandoli in veri e propri musei a cielo aperto.
E a colpi di photoshop qualcuno si è divertito a trasformare la tristezza in “ironia dei social”:


Peccato che la stessa solerzia per cancellare ciò che è bello non venga usata quando ci sono in ballo interessi commerciali ben più grandi, come il progetto di insediare un Mc Donald’s a pochi passi da Borgo Pio, nei locali di proprietà dell’Apsa, l’Amministrazione della sede apostolica, che li affitterà a ottimo prezzo. Nonostante le proteste di 14 cardinali e illustri intellettuali condomini dello stabile, dei cittadini e delle associazioni dei consumatori, l’affittuario è intenzionato ad andare avanti, mentre il Comune fa orecchie da mercante.
Morale della favola: è troppo semplice, i romani la sanno già. Ed è amara.