di Nadia Boccale – “Trascorrete i mesi estivi in luoghi isolati dove la natura non è stata deturpata ancora” scriveva J. W. Goethe in una lettera al pittore Hackert. Il connubio tra uomo e natura è perfettamente riuscito nel villaggio turistico “La Francesca”, nascosto nella verde conca marina della Punta Garagliano di Scario (frazione del comune di S. Giovanni a Piro), all’estremo nord del golfo di Policastro.
Siamo nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e sulla soglia della Riserva Marina Costa degli Infreschi e della Masseta.
Il villaggio si sviluppa su un declivio di bosco rigoglioso, l’accoglienza avviene in deliziose “casette” che sembrano uscite da un libro di favole scandinave, progettate appositamente per impattare il meno possibile sul paesaggio naturale; viottoli acciottolati collegano il villaggio alla spiaggia riservata, dove l’ acqua è cristallina ed i pesci nuotano indisturbati.
Per chi ha voglia di fare un breve percorso su un sentiero, dove si alternano alberi e terrazze affacciate su paesaggi stupefacenti, una seconda spiaggia è a disposizione degli ospiti.
Nel villaggio “La Francesca” il benessere per corpo, mente e spirito è assicurato.
Un’atmosfera di pace e serenità avvolge ogni angolo.
Quello che colpisce è che, guardando la costa dal mare, si vede perfettamente la magnifica insenatura con la spiaggia e il rigoglioso bosco che la sovrasta ma non si evidenzia neppure una delle settanta casette che popolano il residence.

Come è possibile che questo sia potuto accadere in un paese, come il nostro, dove si è fatto scempio di coste meravigliose e gli abusi edilizi imperversano senza badare a ciò che succede al paesaggio?
Dietro questa perfetta integrazione tra abitazioni, natura e paesaggi c’è una storia di passione, dedizione e volontà che nasce da una nostalgia antica.
Il villaggio venne fortemente voluto da Gloria Bortolotti, scrittrice, poetessa e giornalista nata a Milano nel 1925. Al suo cognome di famiglia aggiunse quello del marito, Franco De Poli, anche lui giornalista e scrittore, uno dei primi redattori del quotidiano L’Unità.
Pur cresciuta a Milano aveva respirato le tradizioni e gli ambienti della Val Camonica di cui era originario suo padre, alpino della prima guerra mondiale, montanaro e scultore (Timo Bortolotti, ottenne il Gran Prix per la scultura all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1937).
Una famiglia non facoltosa ma con grande sensibilità artistica e culturale. Gloria, insieme ai genitori e alle sorelle, trascorreva le estati in Val Camonica sulle rive del lago Moro in una casa immersa nel bosco. Su queste suggestioni felici dell’infanzia, diventata adulta, sentì l’urgenza di scoprire, preservare e organizzare luoghi, con presenza sia di bosco che di acqua, dove poter trascorrere un tempo rigenerante per sé e per gli altri.
Maria Roberto, una delle persone che gestisce attualmente “La Francesca”, ha lavorato a stretto contatto con Gloria per 17 anni e racconta a B-hop magazine la storia del suo primo incontro con il villaggio: “Avevo 21 anni, appena finita la scuola superiore. Vivevo a S. Giovanni a Piro. Il proprietario della lavanderia del mio paese mi chiese se ero interessata a lavorare, durante il periodo estivo, per un villaggio turistico che era stato aperto a Scario. Era l’aprile del 1976 quando conobbi Gloria, il primo incontro con lei fu traumatico: avevo immaginato di incontrare una manager seduta ad una scrivania. Invece conobbi una donna molto pragmatica che stava costruendo un muretto con le sue mani, raccogliendo le pietre nel bosco. Mi chiese subito di darle una mano”.

Maria, durante quell’estate, lavorò al fianco di Gloria che era instancabile e faceva di tutto, dai muretti alle cuciture dei cuscini, dal progetto dei bungalow alla potatura dei cespugli.
Ne vide la forza, la determinazione, il pragmatismo. Fu grande il suo stupore quando, durante quella prima estate, un giorno trovò dei libri di racconti e di poesie e scoprì che erano stati scritti da Gloria.
Conobbe, così, anche l’altra anima della sua datrice di lavoro, quella artistica, caratterizzata dalla delicatezza e da una sensibilità molto profonda. Al termine dell’estate Gloria, che aveva uno sguardo capace di vedere lontano, propose a Maria di seguirla a Milano e la giovane cilentana, nonostante il parere contrario dei genitori, accettò la proposta; ne nacque un sodalizio di lavoro, di amicizia e di sostegno reciproco che durò fino alla morte di Gloria, nel 1992.
Nel 1976 la casette erano solamente 27 e venivano chiamate le “Minoline” perché disegnate dall’architetto e urbanista milanese Giulio Minotti, amico di Gloria (alle opere di Giulio Minotti sono state dedicate mostre nel 2009, 2011 e 2014).
Erano strutture estremamente all’avanguardia, costruite in legno e ferro. Successivamente arrivarono le “Gocce”, altre 43 casette, questa volta costruite in vetroresina. La struttura era simile alle minoline ma il disegno era stato rivisitato dal capo mastro Giovanni Donghi, da una delle sorelle di Gloria, architetto, e da Gloria stessa.

“Gloria era fatta così” racconta ancora Maria “coinvolgeva amici parenti e conoscenti nei suoi progetti e nelle sue passioni; era capace di condividere le sue visioni che portavano lontano e di motivare le persone. Era una donna geniale ed estremamente innovativa!”
Fu il figlio Fabrizio, secondogenito, a progettare il trattamento delle acque reflue del villaggio, esse sono completamente trattate in un impianto di depurazione e non sono scaricate in mare, ma pompate in un’area inaccessibile del bosco con una rete di irrigazione sotterranea che contribuisce al mantenimento, anche in piena estate, di una cintura verde che protegge da possibili incendi.
Il villaggio, per l’epoca, era permeato di una visione ecologica pionieristica ed univa perfettamente il bosco con il mare:
nessuna opera di livellamento del terreno fu effettuata per collocare le casette, furono le abitazioni che si adattarono ai dislivelli grazie all’utilizzo di colonne, tanto che alcune, viste dal retro, sembrano palafitte; nessun albero del bosco è mai stato abbattuto per far spazio all’uomo, sono le opere degli umani che si sono adattate agli alberi come è testimoniato dall’ufficio di reception costruito attorno ad un magnifico ed enorme ulivo.
Gloria scoprì questo luogo incantato agli inizi degli anni ’70, all’epoca non vi erano strade, vi si poteva giungere solo in barca oppure a piedi, camminando sulla spiaggia da Scario.
Inizialmente ogni casetta, quindi, era dotata di una barca. Nel 1975 fu costruita la strada per arrivare in macchina ma, ancora oggi, è una strada che termina a La Francesca perché poi iniziano i sentieri del parco protetto della Masseta.
Il Villaggio, grazie alla sua fortunata posizione e, soprattutto, alla vigorosa opera di preservazione del territorio che lo caratterizza, offre una vacanza che non è solo di splendido mare ma anche di sentieri naturalistici affascinanti.
La curiosità di sapere come mai il villaggio si chiama La Francesca conduce ad una interessante scoperta: il nome è lo stesso del primo villaggio che Gloria Bortolotti De Poli costruì in Liguria tra il 1953 e il 1961.
Si innamorò di un tratto di bosco e riviera incontaminato, situato nel comune di Bonassola, nella Liguria di Levante, tra Portovenere e Portofino. Su quel terreno passava l’antica via Aurelia che Giulio Cesare percorreva per andare in Francia, a partire dal IX secolo la strada che univa al regno dei Franchi diventò, nel linguaggio comune, La Francesca e questo divenne anche il nome del Villaggio Turistico.
Prima di arrivare nel Cilento Gloria aveva già colto il valore di un turismo a stretto contatto con l’ambiente naturalistico realizzando un villaggio in Liguria.
E’ Gloria stessa che risponde alla curiosità di chi vuol conoscere i motivi della sua attività instancabile nell’ambito di quello che oggi chiamiamo “ecoturismo”.

Nel 1989 scrisse: “A chi si domanderà
perché un poeta si mette a fare i villaggi,
perché ho voluto dare a chi ha bisogno di ritrovarsi con se stesso una casa in mezzo al bosco dirò, che la Francesca del Nord e La Francesca del Sud sono state impaginate con lo stesso amore e delicatezza con cui si impagina una bella poesia……(mio padre) viveva d’estate su un lago fra boschi, prati e vigne che assomiglia in modo stupefacente ai due posti in cui sono stati creati i due villaggi. Di questo lago, la figlia ha sempre serbato nostalgia; come i greci è andata a cercare “l’antica madre” e la affida, per la continuazione, ai nipoti e agli ospiti futuri”.
Il sogno di Gloria Bortolotti De Poli continua a vivere nelle tante persone che trovano piacere nel trascorrere giornate indimenticabili nei suoi due splendidi villaggi.
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