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Home L'altrove

In Sicilia nella riserva naturale di Pantalica, un tuffo nella preistoria tra grotte e torrenti

di Patrizia Caiffa
24 Agosto 2019
in L'altrove, Primo Piano
Tempo di Lettura: 6 mins read
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(testi e foto di Patrizia Caiffa) – Visitare la riserva naturale di Pantalica, nella Sicilia sud orientale, è come fare un salto spazio-temporale nella natura meravigliosa e  incontaminata dei nostri antenati. Non i Flinstones dei cartoni animati ma i Siculi, popolo originario che abitava l’isola già intorno al  XIII a.c..

E poi i bizantini e i pastori della zona, che hanno usato le celle funerarie scavate nella roccia trasformando le grotte in abitazioni.

È la magnifica area a pochi km da Sortino, provincia di Siracusa. Una vasta zona da scoprire a più riprese, esplorando i tanti  sentieri del luogo, da soli o con accreditate guide locali, che vi racconteranno aneddoti e storie poco conosciute.
   Ci sono diversi accessi a Pantalica: la valle del fiume Anapo, dove una vecchia ferrovia disattivata è stata trasformata in sentiero da percorrere a piedi o in bici.
  E l’ingresso che scende verso il fiume Calcinara.  L’accesso al parco è gratuito, il percorso è tra flora lussureggiante e vedute mozzafiato, grotte, antiche sepolture a più livelli e torrenti con acque limpidissime e gelate in cui tuffarsi.
   I profondi canyon di rocce carsiche vengono chiamati cave. Nei dintorni c’è anche Cava Calimero a Noto antica,  Cava di Ispica e i cristallini laghetti di Cavagrande del Cassibile, ancora – per assurdo – inagibili dopo un incendio avvenuto cinque anni fa.
   Inoltrandosi nella macchia mediterranea in un territorio noto per la sua ricchissima biodiversità – il pistacchio selvatico con i frutti che assomigliano al pepe rosa, i lecci, i pioppi, il timo, il rosmarino selvatico… -, si incontrano anche alberi di carrube, cibo preferito dagli equini, usato in passato dai contadini come farina.
   I semi del carrubo – tutti dello stesso peso di 0,2 grammi – venivano chiamati dagli arabi karat e usati come unità di misura per pesare i metalli preziosi. Da qui la definizione, “carati” e “caratura”.
   Lungo il percorso si può scendere alla grotta dei pipistrelli, abitata di notte dai simpatici volatili mangia zanzare. Il loro guano era utilizzato, misto ad altre sostanze, fino ai primi del ‘900 per produrre polvere da sparo.
   I segni di questa attività si ritrovano nei solchi tra le pietre scavati dal passaggio degli asini è dai tracciati e resti di un antico mulino ad acqua che serviva alla produzione del materiale.
    La sorpresa in fondo alla Valle sono le chiare, fresche e dolci acque del fiume Calcinara,  la cui sorgente nei pressi ne garantisce perfino la potabilità. In zona c’è anche il torrente Sperone.
   Un bagno in questo luogo paradisiaco riporta alla vita semplice degli antichi, totalmente immersi nella natura selvaggia.
   A Pantalica si contano almeno 5000 sepolture, perfino a sette piani. Nella collina più in alto sono stati trovati i resti del Palazzo del Principe e di un insediamento dei Siculi dove vivevano un migliaio di persone.
   I defunti venivano inumati con i loro vestiti e oggetti preziosi in sepolture che ospitavano fino a quattro o cinque persone, probabilmente della stessa famiglia.
   Con l’arrivo dei bizantini intorno al 500 d.c. alcune di queste grotte sono state allargate e trasformate in abitazioni con interni a forma conica o rotonda e ingressi più ampi.
   La differenza è ancora molto visibile. Sono stati ritrovati i resti di quattro villaggi e tre piccole chiese. La  presenza bizantina termina con l’invasione araba nel IX secolo. Alcuni pastori hanno in seguito usato le grotte come riparo.
   Entrare nelle opere scavate nella roccia dell’uomo consente di immaginare la vita ai tempi dei nostri avi primitivi. Selvaggia, pura e libera ma certo dura visto che l’età media si aggirava intorno ai 33 anni.
  Risalendo il sentiero può anche capitare, eccezionalmente, di fare incontri inediti e scenografici: come il gruppo di suore della vicina abbazia in perpetua adorazione del Santissimo che ammirano l’immensità dall’orlo di uno strapiombo.
  E’ d’obbligo concludere la piacevole escursione con una sosta culinaria a Sortino per assaggiare il “pizzolo“, una ottima  pizza farcita, specialità locale.
Info: guida turistica Paolo Cavarra 3384752390
Ristoranti “La Romantica” o “Pizzolarium”
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Patrizia Caiffa

Patrizia Caiffa

Direttrice responsabile di B-hop magazine. Giornalista professionista, lavoro dal '98 all'agenzia Sir. Laureata in Lingue e letterature straniere moderne, scrivo anche libri e viaggio (tanto) nel Sud del mondo. Curiosa di nuove avventure, dentro e fuori di me, ho voluto B-hop per portare bellezza, fiducia e consapevolezza nel mondo dell'informazione.

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Direttrice responsabile: Patrizia Caiffa
ISSN 2724-2528

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