(di Tiziana Caroselli) – “Fai i capricci oggi eh!”. Antonella ai suoi giunchi parla, anzi sussurra, mentre le abili mani li intrecciano. L’attrazione per la lavorazione della pianta palustre, questa signora di mezz’età del Sud Salento, garbata e gentile, ricorda di averla sempre avuta, ma soltanto una decina di anni fa è riuscita a trasformarla in un mestiere.
“Grazie a un passa parola ho saputo – racconta a B-hop magazine – che a Otranto c’era un maestro artigiano da cui avrei potuto imparare e ho deciso di mettermi in contatto con lui”.
Antonella, che abita a Spongano, una quarantina di chilometri da Lecce, ha quindi frequentato nel comune pugliese un corso di due anni e poi, con la benedizione del suo maestro (“mi diceva che ormai ero diventata più brava di lui” rivela orgogliosa di tanto apprezzamento) ha cominciato a lavorare con una passione che traspare già dalle parole con cui racconta le fasi della lavorazione.
A raccogliere i giunchi, sfilandoli dalla pianta (“nella raccolta bisogna rispettare la natura e dunque non uso le forbici per tagliare i rami”) lei va a giugno (“meglio quando c’è la luna piena”) accompagnata dal marito che, ora in pensione, la aiuta.
La raccolta è libera, fatte salve le zone protette. Una volta radunati, i fili di giunco vanno distesi al sole finché, dopo un paio di settimane, da verdi diventano dorati, quindi si ritirano e si lasciano riposare uno o due giorni in fogli di carta bianca.
Poi, finalmente, Antonella può dedicarsi alla
creazione di borse, vassoi, cesti, cornici e finanche tavolini da salotto.
Si cimenta con tre tipi di lavorazione: in cerchio a spirale, in lungo per gli ovali e a nassa. Espone i suoi manufatti nei mercati, nelle sagre e nelle fiere di paese e, con l’aiuto delle figlie, posta le foto dei suoi lavori su Facebook e Instagram (labottegadimammaantonella).

“Ogni pezzo – racconta a chi la va a trovare a casa, dove lavora – è una cosa unica. I giunchi si uniscono con lo stesso filo che usano i pescatori per le reti, molto resistente, una maglia lega, l’altra stringe” spiega mentre con una spoletta dimostra come si fa, assicurando a chi la guarda ammirato che non è difficile .
“Servono solo pratica, pazienza e amore. E non bisogna mai guardare l’orologio”.
Lei i suoi giunchi li “ascolta”: “certi giorni non ne vogliono sapere e io allora non forzo”.
Un cestino costa intorno ai 70 euro, un prezzo non proprio economico, ma per chiudere un lavoro occorre parecchio tempo: cinque giorni pieni per una borsa, due mesi per un tavolinetto.

Chi li compra porta però a casa oggetti quasi eterni: “è un materiale – spiega Antonella – che resta intatto per oltre 100 anni. L’unica cosa che teme è la pioggia in inverno, ma solo perché fa diventare grigio il bel colore dorato del giunco”. E si possono lavare facilmente, con acqua e sale.
Nel Salento sono parecchi gli artigiani che per i loro lavori utilizzano salice e canne mentre si contano sulle dita di una mano, a detta di Antonella che a forza di frequentare mercati sa chi produce cosa e dove, quelli che lavorano il giunco.
Una passione che l’artigiana di Spongano spera di poter trasferire presto a qualche giovane apprendista per tramandare il mestiere e non farlo morire.
“E’ da un po’ che sto pensando di organizzare corsi per passare il testimone così come il maestro di Otranto ha fatto con me” .
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