(di Anna Attolico) – Quando ricevi un complimento come reagisci? Ti imbarazza, ti rende contento o ti infastidisce? Bisogna imparare ad accettare ed accogliere i complimenti che ci vengono rivolti perché è un modo per ammettere la nostra luce.
Non è un vanto! Siamo nati per brillare non per mettere la nostra luce sotto il tavolo. Molte persone si imbarazzano e non amano ricevere belle parole nei loro confronti. E’ invece strategico: ricevi benedizioni e dai benedizioni agli altri.
Benedire significa dire bene, parlare bene, augurare il bene.
E’ così importante che ha anche un significato liturgico. Si benedicono le persone, i luoghi, il cibo. I fedeli accolgono la benedizione. Maledire invece è parlare male e augurare il male. Secondo lo stesso principio, maledire e parlare male è inutile, dispendioso, diminuisce la tua energia, danneggia gli altri e te stesso.
Le parole hanno un grande impatto su di noi, sulle nostre molecole.
Ringraziare ed esprimere gratitudine è il primo atto per stare bene ma è fondamentale benedire. Benedire te stesso, gli altri, il mondo.
I complimenti non sono cose banali. Possono essere benedizioni. Riuscire a “dire bene di te stesso” è un grande atto di amore.
Se riesci a dire bene degli altri e di te stesso vuol dire che sei finalmente saggio.
I complimenti e le benedizioni seguono la circolarità dell’abbondanza e dell’amore. Bisogna dire bene e ricevere bene.
Impara quindi a riconoscere negli altri il bello e il buono e dillo! E fai la stessa cosa con te stesso. Per molti è difficile guardarsi allo specchio e dire: Bravo! Brava! E dire anche:
“io mi amo e mi accetto per quello che sono”.
Devi dirtelo! Devi dare a te stesso o a te stessa ciò che spesso ti lamenti di non ricevere: attenzione, amore e complimenti. Devi guardarti allo specchio e con orgoglio dire a te stesso: “Grande! Sei stato proprio bravo!” Puoi anche darti delle pacche sulla spalla da solo.
Cosa significa celebrare e cosa celebriamo?
Normalmente sono due le ragioni principali per cui si celebra:
- PER FARE MEMORIA
- PER I RITI DI PASSAGGIO E DI INIZIAZIONE
Fanno parte del FARE MEMORIA i compleanni, gli anniversari, molte delle feste religiose come il Natale, la Pasqua… Sono tutti giorni in cui noi ricordiamo un evento accaduto in passato e ne facciamo memoria festeggiando.
Rientrano nei RITI DI PASSAGGIO E DI INIZIAZIONE i sacramenti: battesimo, comunione, cresima, matrimonio… Non fanno memoria di qualcosa accaduto nel passato ma manifestano un cambiamento e lo rendono evidente di fronte alla comunità (unica eccezione l’estrema unzione in quanto la nostra cultura non prevede una festa per questo sacramento e per il passaggio dalla vita alla morte).
Oltre ai sacramenti si celebrano anche riti di passaggio che sanciscono un traguardo. Ad esempio la laurea o il raggiungimento di successi professionali, sportivi, artistici.
La nascita di un figlio è un rito di passaggio molto forte non solo per il bambino che nasce ma anche per i genitori che vivono un cambiamento.
I riti di passaggio definiscono dei punti di non ritorno. Quando diventi genitore lo sei per il resto della vita. I riti di passaggio legano i singoli soggetti alla comunità di appartenenza e creano elementi di coesione sociale. E’ un modo per proclamare il cambiamento del proprio status e spesso anche della propria identità. Da nubile si diventa sposati ad esempio e il proprio stato civile cambia. Non è contemplato nella nostra società un rito che possa celebrare l’uscita da una crisi, il sentirsi rinati dopo un periodo di avversità e di difficoltà. Eppure è un punto di svolta fondamentale nella vita!
Celebra te stesso: crea un rituale per te
Se sei riuscito a superare delle forti avversità, potresti quasi non riconoscerti a distanza anche di poco tempo. Potresti voltarti e dire: “ero cosi solo ieri, come si cambia”. Le difficoltà ci costringono ad accelerare alcuni processi di cambiamento che in casi di normalità ci metterebbero anche anni. Alcune consapevolezze diventano immediate a seguito di traumi.
Toccare il dolore accelera le nostre trasformazioni, come se fossimo costretti a fare la muta come i serpenti, in poco tempo. Cambiamo letteralmente pelle.
Trova un modo per celebrare la tua rinascita, per ringraziare te stesso e la vita. Trova un modo che sia tuo: fai una cena, fai un viaggio, scrivi delle lettere per manifestare gratitudine a te stesso, esplicitando a chi ti circonda che sei una persona nuova.
Celebrati!
Spesso festeggiamo i nostri compleanni ma non abbiamo fatto nulla per crescere come persone. A volte non c’è nessun merito. E’ puramente un fatto anagrafico.
Se sei diventato una persona migliore meriti di essere celebrato.
La celebrazione vera non nasce da un calendario ma dalla tua vita.
Questo articolo e tutti gli articoli pubblicati su B-hop magazine sono originali e tutelati dal diritto d’autore. Per chiedere l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti su altri siti o blog, riproduzione in qualsivoglia forma o sintesi, citando l’autore e linkando la fonte, contattare info@b-hop.it