di Patrizia Caiffa – Il Teatro Andromeda a Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, è un luogo meraviglioso d’architettura e magia, sospeso tra cielo e terra.
Sono tante le caratteristiche che lo rendono unico e speciale: l’origine e la qualità della creazione artistica, innanzitutto, tanto da renderlo opera perfetta per uno storytelling.

E’ stato infatti realizzato nell’arco di un trentennio da un artista pastore, amante della filosofia, Lorenzo Reina.
Schivo di natura – “l’arte non si racconta se non con l’emozione che suscita nel visitatore” -, lo abbiamo intravisto tra i succosi grappoli d’uva delle sue vigne.
Ha dato un gentile e veloce benvenuto ai visitatori del mattino.
Reina racconta che suo padre, quando era ancora ragazzo, gli chiese di pascolare le pecore nel suo terreno, una splendida location in cima ad una collina, da cui si vedono le valli e i paesi sottostanti fino al Canale di Sicilia.
In alcune giornate di cielo pulito si riesce a scorgere perfino Pantelleria.
“Mio padre mi voleva pastore e ho passato la mia adolescenza tra pecore e cani e un solo libro – sono le poche parole esplicative che scrive sul sito ufficiale -. Scolpivo alabastri di notte, in una stalla accanto a quella dove riposavano altri pastori che sempre mi urlarono, tra le bestemmie, di andare a dormire. Scolpivo al lume di una fiaccola (un pezzo di stoffa immersa nella nafta) e quando le mie narici si riempivano di polvere e di fumo uscivo fuori a respirare sotto le stelle”.
“Una notte chiesi al cielo di farmi incontentabile – mai sazio della mia arte – e sono stato ascoltato”.
Nasce così, sul finire degli anni ’70, la folle idea di realizzare un teatro proprio in quel luogo.

“Le pecore – prosegue -, “stranamente, come prese da incantamento, restavano a ruminare ferme come sassi. Allora ho intuito che da questo luogo fluisce energia positiva”.
Agli inizi degli anni ’90 inizia a posare le prime pietre, tra la curiosità (e forse lo scherno) degli altri pastori.
E’ un’opera ricca di simboli e riferimenti mistici e filosofici, che evocano il legame tra la terra e cielo, tra gli umani e il divino (per chi ci crede).
I posti a sedere nella cavea del teatro sono realizzati con 108 pietre che ricalcano esattamente la mappa delle 108 stelle della Costellazione di Andromeda.
Il sito dove ha realizzato la struttura è di grande bellezza e
l’opera architettonica e artistica è veramente mozzafiato.
Si resta già positivamente sorpresi dalla perfezione dell’intero complesso privato – chiamato La Fattoria dell’Arte – con una cura dei particolari, una pulizia ed una efficienza in controtendenza con la gestione pubblica, purtroppo trascurata ed inefficiente, di molti beni artistici e naturalistici siciliani.

Si paga un biglietto di 10 euro, si riceve un bicchiere come gadget per assaporare una tisana tonificante, si visita la ricostruzione di un riparo tipico, con vari attrezzi del mestiere e dei contadini, ci si riposa in una fresca sala con i video che raccontano la storia del teatro.
Ma prima o dopo ci si inoltra per il sentiero intercettando sempre nuove scoperte: monoliti misteriosi, grandi ed enigmatiche maschere teatrali, una emozionante statua di Icaro caduto per aver voluto troppo avvicinarsi al sole.
Fino alla porta di accesso al teatro vero e proprio.
Si varca una soglia, letteralmente.

E si rimane incantati e senza parole. Accade così, quando si è al cospetto dell’Arte e della Bellezza.

Il Teatro Andromeda ospita spettacoli estivi di teatro e musica, una location perfetta e di grande suggestione. Lorenzo Reina è stato anche invitato alla Biennale di Venezia.
Quest’anno, a causa della pandemia, gli eventi sono stati sospesi e gli ingressi limitati al minimo.
L’opera è in continua trasformazione e mutamento, come legge di natura.

Il prossimo traguardo per il pastore-artista – che vive proprio lì nella sua silenziosa campagna – è l’ultimazione del Teatro di Terra, da destinarsi agli spettacoli invernali.