Passano ore e ore tra chirurgia, cure estetiche e parrucchieri, spendendo tantissimi soldi per sentirsi più donne e più belle. Frequentano corsi di inglese, per avvicinare più facilmente gli stranieri. L’italiano non c’è bisogno di impararlo. Già lo parlano perfettamente: gli italiani sono tra i primi clienti. Si vendono in strada, nelle vie di Rio de Janeiro o Salvador da Bahia. Incontrano i clienti in macchina, in spiaggia o nei tantissimi motel a ore aperti 24 su 24. Sono le trans brasiliane,
molte accettano le proposte più azzardate dei clienti, che pagano tre volte tanto per fare sesso senza preservativo, nonostante in Brasile i condom siano distribuiti gratuitamente ovunque, nelle scuole e durante i grandi eventi. Sono le più esposte al rischio di contrarre il virus Hiv/Aids ma quelle che si curano di meno: visto lo stigma sociale che le accompagna, raramente si recano nelle strutture sanitarie pubbliche per fare regolari controlli.

“Viva melhor sabendo”: questo è il titolo del programma per prevenire la diffusione del virus tra le trans: in una decina di Stati brasiliani, con il finanziamento del Fondo mondiale contro l’Aids delle Nazioni Unite (UnAids), il Ministero della salute ha incaricato alcune organizzazioni non governative di effettuare nuovi test con fluido orale per risultati immediati: un semplice tampone tra labbra e gengive che in pochi minuti, con una attendibilità del 99%, rivela la presenza del virus o meno. Oggi essere sieropositivi in Brasile non è più un dramma, visto che i farmaci anti-retrovirali sono gratuiti e permettono di continuare a svolgere una vita abbastanza normale.
A Salvador da Bahia, la grande città nordestina con 5 milioni di abitanti e il 95% di popolazione afro, vi sta già lavorando l’équipe dell’Ibcm, (Instituiçao Beneficente Conceiçao Macedo – www.ibcm.aids.com.br), organizzazione che da 25 anni si occupa dell’assistenza ai bambini, ai malati di Aids, ai trans e alla gente che vive in strada, fondata da Conceiçao Macedo e diretta da padre Alfredo Dorea, carismatico leader afrobrasiliano.
Tra gli educatori, anche tre giovani trans. Le stanno incontrando in luoghi protetti, per garantirne la privacy. “Cerchiamo di spiegare che nonostante il virus la loro vita non cambierà”, dice padre Dorea. “Le trans vengono picchiate da poliziotti, clienti, e derise e discriminate negli ospedali e nei centri di salute – racconta – . Per questo preferiscono non sapere se hanno contratto il virus. Il progetto, iniziato a marzo 2014, è un modo efficace per avvicinarle nei luoghi di aggregazione che frequentano, ad esempio dal parrucchiere o dall’estetista. Dai test ci aspettiamo una percentuale di sieropositività intorno al 20-30%. Quando una trans è positiva viene subito indirizzata ai servizi pubblici”.

Nessuno si prende cura di loro. Tranne qualcuno, come tia Conça, famosissima a Salvador come “l’angelo dei mouradores da rua”, degli abitanti della strada. Una infanzia da meninas da rua nel centro storico di Salvador per fuggire alle violenze sessuali del patrigno, Conceiçao ha iniziato 25 anni fa a spendere tutto lo stipendio che guadagnava come infermiera per pagare l’affitto di piccole abitazioni per i mouradores da rua. Tra questi, molte trans, prostitute e gay cacciati di casa. Poi ha fondato l’Ibcm, che oggi ha in affitto 20 case.
Grazie alla fiducia che si è stabilita tra le trans e tia Conça il lavoro dell’Ibcm è facilitato. L’équipe esce tre volte a settimana, prevalentemente di notte, ed effettua almeno 8/10 test al giorno. Sono previsti almeno 2500 test l’anno. E’ stata avviata anche una collaborazione con la locale facoltà di medicina, per monitorare il fenomeno. “Temiamo che stia cresciuto il numero di sieropositivi tra trans e gay – spiegano gli operatori -, soprattutto perché è aumentata la perversione dei clienti che chiedono di fare sesso senza preservativo, pagando il triplo. Italiani compresi. I clienti appartengono a tutte le fasce sociali ed aumentano ad inizio mese, quando prendono lo stipendio”.

Le tariffe vanno dai 5 ai 300 reais (1 euro=3 reais). Molte si prostituiscono per soli 5 reais, per pagare la dose quotidiana di crack. Visto l’aumento delle richieste, nelle favelas brasiliane sono spuntate anche delle equivoche figure, una sorta di “talent scout” per assoldare nuove trans: individuano ragazzi belli e con lineamenti particolarmente femminili e propongono loro di assumere ormoni e fare la vita, con la promessa di facili e cospicui guadagni. Molti accettano.
In Brasile, dopo anni di rivendicazioni, le associazioni Lgbt hanno vinto le battaglie legali perché nei documenti il nome sia indicato al femminile. Ma la vita quotidiana è durissima. Moltissimi sono gli episodi di violenze e aggressioni nei loro confronti. “Se hanno il coraggio di continuare questa vita – concludono gli operatori – è perché la loro motivazione ad essere donne è fortissima”.