di Pierluigi Masi – UkraineHelp è un progetto di civic hacking che ha come scopo la verifica, la diffusione e la condivisione di informazioni utili per i cittadini ucraini in difficoltà, specialmente per coloro che hanno dovuto abbandonare la propria casa.
Questa rete di informazioni, vista l’enorme mobilitazione generata dalla guerra, si è poi sviluppata ulteriormente, prendendo la forma di un network di notizie, di offerte di aiuto, di raccolte di generi alimentari e di ogni altro tipo di supporto legato al conflitto.
UkraineHelp ha radici profonde, che risalgono al 2016: il gruppo di attivisti ed attiviste che oggi costituisce il motore del progetto aveva mosso i primi passi dopo il drammatico terremoto del Centro Italia, dando vita alla piattaforma terremotocentroitalia.info.
Nel 2020, poi, il progetto ha cambiato aspetto, andando a distribuire informazioni in modo trasparente nel caotico contesto della pandemia globale; è con questo intento che è nato Covid19Italia.info.
La guerra in Ucraina, esplosa platealmente il 24 febbraio, ha stravolto la vita di milioni di persone, generando la necessità di dover capire come e dove fuggire, o anche l’esigenza di gestire una quotidianità finita in frantumi.
In queste settimane drammatiche UkraineHelp cerca di offrire soluzioni alle infinite domande a cui i cittadini ucraini, siano essi in fuga o meno, devono rispondere.
Cristina Galasso, una delle responsabili dell’iniziativa, racconta a B-Hop magazine il progetto. Con lei abbiamo parlato del ruolo prezioso delle informazioni, delle fake news in cui c’è il rischio di imbattersi, dell’impegno sociale e, purtroppo, anche della guerra.
L’informazione, nel conflitto tra Ucraina e Russia, rappresenta una chiave fondamentale. La storia stessa della guerra, a seconda della “fazione”, viene raccontata nei modi più disparati. Quanto è importante comunicare con chi cerca aiuto, in questa fase? Quali sono le informazioni essenziali da fornire a chi lascia la propria casa?
Il progetto Ukraine Help, come i due precedenti TerremotocentroItalia.info e Covid19Italia.help, nascono proprio con l’intento di dare una mano a chi ha bisogno di aiuto, in particolare a chi fuggendo dalla guerra in Ucraina arriva in Italia.
Lo scopo del progetto, creato da un team di civic hacker e attiviste/ digitali, è quello di facilitare l’accesso alle informazioni e l’incontro tra domanda e offerta di aiuto.
E oggi più che mai internet e la comunicazione digitale sono strumenti fondamentali di ricerca e scambio delle informazioni, tanto più in una fase di emergenza e fuga. Il cuore del nostro progetto è quindi la piattaforma web ma un sito, secondo noi, non basta. È importante che le informazioni siano aperte e condivise, così come il processo che le genera e a cui sono sottoposte prima della pubblicazione. Ecco che il sito di Ukraine Help è open data e usa tecnologia open source. Tutte le segnalazioni che riceviamo e pubblichiamo sono georeferenziate e gestite su Github, piattaforma che permette a chiunque di seguire la gestione e validazione delle informazioni che riceviamo.
Cosa offrite attraverso il sito?
Attraverso il sito offriamo
informazioni utili su accoglienza e ospitalità, raccolte e distribuzione di farmaci e beni di prima necessità, raccolte fondi, servizi di enti pubblici e non profit ad esempio di supporto legale o psicologico, assistenza sanitaria, mediazione linguistica, integrazione scolastica.
Una parte importante delle nostre segnalazioni riguarda poi servizi e iniziative dedicate ai bambini e poi lavoro e formazione, in primis l’offerta di corsi di lingua italiana. Chi arriva in Italia ha prima di tutto bisogno di sapere cosa fare, chi contattare per avere un alloggio, per accedere al sistema sanitario o scolastico, regolarizzare la propria permanenza sul territorio, imparare la lingua.
Su Ukraine Help si trovano queste informazioni, tutte insieme e non frammentate tra mille siti e pagine social. Ad oggi abbiamo ricevuto, processato e pubblicato quasi 500 segnalazioni, suddivise in 19 diverse tipologie. A questo link qualche numero, aggiornato in tempo reale, sulle segnalazioni che riceviamo.
Con questa grande mole di informazioni organizzate, geolocalizzate e accessibili a tutti, Ukraine Help offre
una straordinaria “mappa dell’accoglienza”. Da nord a sud c’è un’Italia che accoglie, si mobilita, crea dal basso servizi e risposte ai bisogni di chi fugge dalla guerra.
Questa emergenza ha mostrato, forse più di altre, che le istituzioni non bastano. Serve un tessuto sociale vivo e accogliente. Del resto qualche giorno fa un’ordinanza del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ha aperto finalmente il sistema di aiuto italiano alla società civile e al terzo settore, ad un’accoglienza diffusa e partecipata.
Nonostante la risposta sociale sia stata compatta non sono mancati episodi come la falsa raccolta fondi per l’Ucraina condivisa sui social, a poche ore dall’inizio. Cosa spinge le persone a compiere gesti simili? In quali truffe o fake news vi siete imbattuti fino a questo punto? E, soprattutto, nel caso si voglia fornire aiuto, come si fa a capire di chi potersi fidare?
Purtroppo fake news e truffe sono sempre presenti quando viviamo un’emergenza ma con una guerra ancora di più perché diventano “armi” di propaganda o addirittura di distruzione. Non a caso, infatti, in queste settimane si parla molto di cyber war.
Anche noi abbiamo raccolto varie fake news e denuncia di truffe, come falsi volontari che chiedono donazioni per l’Ucraina o false raccolte fondi online ma niente di particolarmente nuovo o grave. Oggi esistono tanti strumenti per difendersi da truffe e false notizie. Uno strumento è proprio la stessa rete che spesso le genera. Ci sono osservatori e siti online che aiutano a smontare le bufale. Alcuni li abbiamo segnalati qui. Comunque la grande mobilitazione di solidarietà con il popolo ucraino che stiamo vivendo in queste settimane è reale e potente, ben più potente di truffe e fake news.
Restando in tema fake news, con una mole simile di informazioni condivise che tipo di lavoro fate per filtrare e controllare il tutto? È davvero possibile ridurre tutto il trambusto all’essenziale?
È faticoso ma è possibile grazie anche alla rete. Quando, ad esempio, riceviamo una segnalazione di una raccolta fondi, di un servizio o di una iniziativa a supporto dell’emergenza Ucraina verifichiamo che ci sia sempre almeno un link con il rimando alla fonte o a chi la promuove, così che possiamo controllarne identità e attendibilità. E poi ci siamo dati alcune regole, come quella di non accettare offerte di alloggio o lavoro da parte di privati. Il motivo è semplice: non possiamo garantire una segnalazione sicura ed evitare di pubblicare, nostro malgrado, anche offerte “esca” che possono cioè esporre soggetti particolarmente vulnerabili, come sono appunto le donne e i bambini in fuga dall’Ucraina, a truffe o addirittura situazioni di abuso o violenza. Un fenomeno quest’ultimo che sta diventando molto preoccupante in questa emergenza, come ha denunciato in più occasioni Action Aid Italia (vedi qui) che è appunto tra i partner che sostengono il nostro progetto.
Le segnalazioni offerte sulla vostra piattaforma cercano di coprire ogni aspetto possibile, fornendo un ottimo servizio sia a chi cerca aiuto sia a chi vuole offrirlo. A più di un mese dall’inizio della guerra qual è la tua percezione su quanto è stato fatto? Quali sono le difficoltà riscontrate? Una cooperazione e coordinazione collettiva è possibile?
Coordinarsi e cooperare è sempre difficile soprattutto se c’è un’emergenza e se non si è preparati a farlo. Questa guerra ha aperto uno scenario nuovo che non era prevedibile: milioni di persone che in poche settimane si spostano in massa nel cuore dell’Europa per fuggire ad un conflitto. Abbiamo vissuto qualcosa del genere al tempo del conflitto nella ex Jugoslavia ma non con queste dimensioni e tempistiche. Ecco che allora la rete di aiuti messa in piedi in primis dalle comunità ucraine all’estero, anche in Italia, è stata fondamentale. E poi quella che si è attivata dal basso, attraverso la disponibilità di tante famiglie e cittadini e, infine, la mobilitazione del terzo settore che nel nostro Paese rappresenta un motore fondamentale nel sistema di aiuto. Poi, certo, alcune difficoltà rimangono: la risposta all’accoglienza non è uniforme in tutte le regioni, anche perché alcune sono più sottoposte a pressione di altre. Non è poi facile soddisfare una richiesta così alta e simultanea di alloggi. Ecco che allora l’ospitalità diffusa e in famiglia diventa fondamentale ma va organizzata e gestita e questo lo possono fare solo le istituzioni che però devono imparare a farlo e velocemente. Infine viene da chiedersi: dopo tutto questo, il nostro sistema di accoglienza può rimanere lo stesso? Impareremo finalmente a gestire in modo ordinario e ordinato, non emergenziale, l’arrivo anche massiccio di profughi e rifugiati nel nostro Paese?
Ciò che sta accadendo con i rifugiati ucraini ha certo messo in evidenza che, nonostante le grandi difficoltà, si può mettere in piedi un diverso sistema di accoglienza. Bisogna però investire risorse, economiche e soprattutto umane, coinvolgere il territorio, mettere in rete intelligenze, esperienze e competenze diverse.
Ma innanzitutto bisogna riconoscere che è importante farlo perché rende tutta la nostra società più accogliente, giusta e solidale.
Si tende spesso a disegnare un’immagine della guerra estesa, immensa, senza soffermarsi a pensare a quanto le piccole abitudini quotidiane, la propria routine e le esigenze più semplici siano stravolte da questo contesto. Quali sono le piccole richieste fatte più di frequente? Ci sono storie che avresti voglia di condividere? Cosa comporta lasciare la propria casa e fuggire?
È vero, quando si fugge da una guerra può davvero fare la differenza una cosa all’apparenza poco importante: ad esempio si parte solo con i vestiti che si ha con sé. Attraverso la piattaforma, abbiamo notato che nelle ultime settimane la richiesta e raccolta di abiti è ripresa ma non per inviarli in Ucraina.
Servono qui in Italia ai rifugiati e servono abiti e scarpe leggere perché chi arriva in Italia dall’Ucraina avverte un grande cambiamento climatico e non è attrezzato ad affrontarlo.
Un altro aspetto importante che abbiamo osservato è l’esplosione di chat e gruppi social di ucraini in Italia. Chi arriva in Italia ha bisogno di scambiarsi esperienze e informazioni anche “tra pari”, perché il fattore linguistico può essere molto ostacolante e chi vive già qui può quindi essere di grande aiuto: ecco che allora sono fioriti centinaia di gruppi social e chat, dove gli ucraini che arrivano nelle varie città italiane si mettono in contatto tra loro e con l’aiuto di connazionali già residenti e che conoscono l’italiano possono più facilmente capire in che modo muoversi, dove trovare risposte e aiuto. Così come Ukraine Help, oltre a veicolare le segnalazioni su Telegram, Facebook e Twitter,
abbiamo cominciato a monitorare le chat e i gruppi di ucraini in Italia per capire meglio quali fossero i bisogni, le difficoltà e quindi offrire informazioni più utili e mirate. Come abbiamo capito fin dal terremoto in centro Italia, per essere davvero di aiuto è importante stare dove stanno le persone e le persone oggi stanno sui social.