La mia ragazza mi manda una mail. L’oggetto dice: “Marinaleda, un’utopia senza crisi: 0% disoccupazione e 15€ di fitto al mese!” (l’errore è nel titolo). La apro, contiene semplicemente il link di un articolo. Non è la prima volta che giochiamo a scambiarci link di posti assurdi dove poter andare a vivere. Del resto, io e lei siamo (guardunpò) due precari e, conservando ancora un po’ di buon senso reciproco, non siamo così attaccati al suolo natio da non permetterci di sognare un futuro migliore di quello che la nostra piccola Italietta 2.0 ci prospetterebbe.
È sera, quasi notte, il tempo non esiste. Che ci fa lei ancora sveglia? Mi pensa? Oh sì che mi pensa… Non apro l’e-mail ma la salvo, la leggerò domattina, mi dico. Ci penso prima di dormire: “0% di disoccupazione e 15 euro di fitto”. Una cosa del tipo: “Vieni a vivere in Costarica, il Paese con l’indice di felicità più alto del mondo!” (che se non ci avessimo perso contro agli ultimi Mondiali, magari la maggior parte di noi neppure se l’immaginava un Paese dal benaugurante nome di Costarica).
Ecco, ora io non ricordo esattamente cos’è che avessi mangiato l’altra sera… Però so che quel pensiero (0% di disoccupazione e 15 euro di fitto), inconsciamente, ha saputo intrufolarsi nel file system della memoria in maniera piuttosto strana condensandosi in un sogno piuttosto letterario.
Sono in aereo e sto raggiungendo la mia amata donnina che già da un po’ ha preso casa in Spagna, in quel di Marinaleda. Mi viene a prendere all’aeroporto. “Ci troviamo a nord di Madrid – dico – più o meno dalle parti di Huelva”, spiego a un signore che poi si complimenta per la mia perfetta conoscenza geografica. Pur avendo preso una cantonata onirica (Huelva infatti si trova a sud di Madrid), becco incredibilmente il fatto che Marinaleda sia in Spagna, in Andalusia. Come sarà stato possibile? Reincarnazione? Archetipi junghiani? Peperonata? Torniamo a noi: mi trovo in un ufficio di collocamento e una tizia marinaledese (ho deciso che si dice così) comincia a decantarmi le lodi e le virtù della bella vita marinaledese (tanto per sottolineare il concetto).
Qui tutto funziona, qui tutti vivono felici, la natura è incontaminata, a Marinaleda non c’è criminalità e non esiste disoccupazione. Roba che neanche il Matteo Renzi più goliardico. Poi, però, quella hostess turistica mi dice una cosa che comincia a insospettirmi: “Bevendo l’acqua incontaminata di Marinaleda, il senso morale viene automaticamente instillato nelle coscienze dei marinaledesi”.
E già che sto finendo di scrivere un romanzo complottista di fantascienza, e già che sono tragicomicamente invischiato in un dottorato in Filosofia… però dovrei davvero stare più attento a ciò che mangio! Fatto sta che prendo a visitare la città. La prima cosa che noto in quello scenario onirico cittadino sono cinque (5!?!) immensi reattori nucleari in stile Springfield ai margini di un boschetto. Va bè… Mi metto in fila ad una piazza, una lunga coda che conduce alla banca, e intanto è come se fossi diventato un marinaledese anch’io (certo che alla fine dovrebbero darmi la cittadinanza onoraria quei bischeri!).
Qui accade il patatrac: qualcuno, un marinaledese meno marinaledese degli altri, comincia a gridare: “Questo benessere non mi rappresenta!”, altri gli fanno eco: “Questa felicità è finta, non esiste!”… e, proprio come nelle migliori puntate dei Simpson, tutti tirano fuori martelli e picconi e cominciano a spaccare tutto. Dalla banca escono allora fuori giganteschi robot t-rex e pterodattili (incredibilmente equipaggiati con nasi rossi-rossi e coloratissime parrucche da clown) che non fanno altro che sterminarci allegramente.
Qui mi sveglio (6:40, agosto, Roma), rido come non capita spesso di ridere di prima mattina alzandosi dal letto. Ho fame, sento che sarà una gran bella giornata. La morale onirica di questa favola marinaledese è che dovunque mi capiterà di vivere e di sbattere il grugno in futuro, mi piacerebbe ci fosse sempre e soltanto una vera immaginazione al potere. E non pterodattili che escono dalle banche.
Lo so, in tutto questo, non vi ho ancora parlato della vera Marinaleda.
Però vi inoltro l’articolo originale: Marinaleda, niente disoccupazione e 15 euro di fitto al mese.
Che, per la cronaca, io ancora non ho letto.